Generazione né… né…: né studiano né lavorano. Sono 700 mila i fannulloni in Italia!
Nella precedente legislatura un’uscita dell’allora ministro
dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa aveva scatenato numerose
polemiche: “Mandiamo i bamboccioni fuori di casa”. Il ministro
intendeva spronare i giovani che a 30 anni ancora stavano nella
bambagia familiare a uscire fuori e farsi una vita. Secondo gli ultimi
dati del dipartimento Gioventù della Sapienza di Roma sono 700mila i
ragazzi che non intendono nè studiare nè lavorare.
Mentre in
Spagna questo fenomeno sociologico ha già un nome (ni-ni, ni estudia ni
trabaja), in Italia solo adesso ci si comincia a fare delle domande su
questo esercito di ragazzi che non esce dal proprio guscio. Nella
fascia di età tra i 15 e i 19 anni sono 270mila (pari al 9% del totale)
i ragazzi nè-nè. La maggior parte di loro il lavoro non lo trova ma
sono gli altri che preoccupano: 50mila di loro fanno dell’inattività
una scelta di vita. Undicimila sono invece i duri e puri, quelli che di
lavorare e studiare non ne vogliono proprio sapere (“non ne ho
bisogno”).
Il trend non cambia se si aumenta la fascia d’età del
campione preso in esame dal Dipartimento di Studi sociali della
Sapienza di Roma. Sono un milione e 900mila i giovani tra i 25 e i 35
anni (vale a dire quasi uno su quattro) rintanato in famiglia. Di
questi, un milione e 200mila sono gli scoraggiati che non cercano
lavoro perché “tanto non c’è”. Preoccupano i 700mila “convinti” che di
lavorare o studiare non ne hanno proprio intenzione. Una scelta che ha
un peso sociale che è stata quantificata in 1-2 punti percentuali del
Pil.