I genitori sono troppo litigiosi? I figli hanno licenza di cacciarli dalla casa avuta da loro in regalo. La legittimazione arriva dalla Cassazione che ha respinto il ricorso di un papà di Sanremo che nel 1991 donò alla figlia il denaro occorrente per l’acquisto di una villa con terreno. Perfezionato l’acquisto, i genitori furono accolti dalla figlia nella casa destinata a dimora familiare. Se nonché, come ricostruisce la sentenza 7487 della seconda Sezione civile, la ragazza, stressata dai continui litigi di mamma e papà che stavano anche per separarsi, diffidò con una lettera i genitori chiedendo loro di traslocare in altro alloggio. Da qui la denuncia del padre che ha portato in Tribunale la figlia per “la grave ingiuria subita”.
Sia il Tribunale di Sanremo che la Corte d’appello di Genova a settembre del 2004, hanno dato ragione alla figlia ritenendo che “la sopraggunta intollerabilità della convivenza legittimasse la figlia a cacciare i genitori di casa. Inutile il ricorso del padre in Cassazione volto a dimostrare l’ingratitudine degli figlia nei suoi confronti e il “disvalore morale” legato all’insolito ‘sfratto’. Piazza Cavour ha bocciato il ricorso dell’uomo e ha evidenziato che la corte di merito “con logico e motivato apprezzamento di tutte le circostanze del caso, ha escluso che ricorrano gli estremi della ingratutidine nel comportamento della figlia donataria, la quale, di fronte alla sopravvenuta intollerabilità della convivenza trai i suoi genitori e nella pendenza del giudizio di separazione personale con addebito instaurato dalla madre, inviti il padre, con lettera formale, a lasciare l’immobile di sua proprietà, acquistato con il denaro ricevuto dalla liberalità paterna e materna, destinato a casa familiare”. Un comportamento di questo tipo, fa ancora presente la Cassazione, “è stato congruamente valutato dalla Corte d’Appello non come manifestazione di un atteggiamento di disistima delle qualità morali del padre donante o di mancanza di rispetto nei suoi confronti, né come affronto animoso contrastante con il senso di riconoscenza e di solidarietà che, secondo la coscienza comune, deve improntare il comportamento della figlia donataria”. Secondo la Cassazione, la cacciata di casa dei genitori non è altro che “la presa d’atto della frattura tra i suoi genitori dipendente dalla loro disaffezione e distacco spirituale e, quindi, del sopravvenire di una condizione tale da rendere incompatibile la prosecuzione della convivenza di entrambi i donanti nell’abitazione acquistata con il denaro ricevuto in liberalità”. Per effetto della bocciatura del ricorso il padre dovrà sborsare alla figlia ulteriori 1.700 euro per le spese processuali che lei ha dovuto sostenere.