Giro di vite contro impiegati pubblici che timbrano il cartellino per poi assentarsi dal lavoro
In questo momento difficile per tanti lavoratori nella Pubblica amministrazione, il cui posto potrebbe essere a rischio “revisione”, ecco una sentenza che mostra come in alcuni casi gli impiegati pubblici diano credito ed adito ai luoghi comuni, che da anni perseguitano i dipendenti pubblici. Che, oltretutto, non giovano a nessuno.
La Cassazione (sentenza 25781/2012) ha respinto il ricorso di quattro impiegati alla Sovrintendenza per i Beni culturali e ambientali della Regione Sicilia proprio con la motivazione di aver provocato “pregiudizi, sul piano dell’immagine, arrecati all’Amministrazione pubblica“.
I quattro impiegati, come riporta la Seconda Sezione della Corte d’appello, hanno timbrato regolarmente il proprio cartellino la mattina per poi assentarsi dal lavoro subito dopo e per quasi tutto l’arco della giornata. Il giochetto è durato dal luglio 2001 sino alla fine dell’anno successivo.
Gli impiegati, una volta scoperti, sono stati denunciati e condannati per truffa ai danni dello Stato dalla Corte d’appello di Palermo, il 26 ottobre 2011. Si sono dunque rivolti alla Cassazione per tramutare la propria pena da detentiva in pena pecuniaria e ottenere così il beneficio della non menzione della condanna. Gli ermellini di Piazza Cavour hanno rigettato il ricorso negando anche la richiesta di riduzione della pena. Nella parte motiva della sentenza i Giudici di Piazza Cavour sottolineano che “i giudici di merito, con valutazione coerente e logica hanno ritenuto che né del beneficio della non menzione, né della conversione della pena detentiva in pena pecuniaria, i ricorrenti tutti siano stati meritevoli proprio per la dimostrazione di indifferenza verso i pregiudizi, sul piano dell’immagine, arrecati all’Amministrazione pubblica“.
Insomma è il caso di dirlo: giustizia (per chi non può nemmeno permettersi un giorno di malattia, rischio decurtamento da stipendio o licenziamento) è stata fatta.