GIUSTIZIA: DISSERVIZI NEGLI UFFICI, MINISTERO CONDANNATO A RISARCIRE I DANNI
COMUNICATO STAMPA
25 gennaio 2006
GIUSTIZIA: DISSERVIZI NEGLI UFFICI,
MINISTERO CONDANNATO A RISARCIRE I DANNI
Il giudice di pace di Napoli condanna via Arenula al pagamento del danno esistenziale per i disagi e lo stress dell’avvocato
Il ministero della Giustizia è stato condannato a risarcire 500 euro di danni, e circa 300 euro di spese legali, ad un avvocato napoletano che ha citato in giudizio il ministro della Giustizia, in qualità di rappresentante del dicastero di via Arenula, per i disservizi nell’organizzazione degli uffici giudiziari napoletani.
La sentenza, emessa dalla prima sezione civile dell’ufficio del giudice di pace di Napoli, è stata depositata il 18 gennaio scorso ed è la prima di oltre trenta cause analoghe intentate dall’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione “Noi Consumatori”, nei confronti del ministero.
Il provvedimento integrale sarà pubblicato oltre che sul sito internet anche dal quotidiano Diritto e Giustizia nell’edizione in rete il 26 gennaio (www.dirittoegiustizia.it).
L’avvocato ha avviato 33 cause contro il ministero della Giustizia in riferimento ad altrettanti procedimenti nei quali, in qualità di difensore, si è imbattuto in particolari disagi e disservizi, purtroppo, prassi consolidato, degli uffici giudiziari napoletani.
Nella sentenza il giudice Pietro Esposito Faraone ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dal legale il quale ha denunciato, tra l’altro, che “nell’ufficio del giudice di pace di Napoli il tempo necessario per ottenere il rilascio di copie delle sentenze depositate, va dai 6 ai 12 mesi”, e per riuscire ad avere le copie di un provvedimento in 6 mesi “è necessario pagare anche i diritti di urgenza”.
Il ministero, che si è costituito nel giudizio rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, aveva chiesto la “riunione” in un unico fascicolo delle 33 cause avviate dall’avvocato. Il giudice ha respinto l’istanza ritenendo che “ogni caso va analizzato singolarmente per verificare la fondatezza delle singole richieste”.
Il giudice ha poi sottolineato che “la domanda di risarcimento non necessita di particolari prove perché “il cattivo funzionamento, per la mancanza di risorse e di mezzi, delle cancellerie degli uffici giudiziari del giudice di pace di Napoli è fatto acquisito alla conoscenza della collettività, con tale grado di certezza da apparire incontestabile”.
In particolare la sentenza, dopo aver premesso che “al giudice è consentito accertare se da parte dell’amministrazione vi sia stato un comportamento colposo che ha leso un diritto soggettivo”, precisa che “nel caso concreto non è possibile ricorrere nemmeno al risarcimento previsto dalla cosiddetta Legge Pinto”, che garantisce un indennizzo in caso di durata eccessiva del processo. Tale norma, infatti, si riferisce al momento in cui “la sentenza viene depositata e non prevede nulla in relazione ai disagi connessi a problemi successivi”.
In pratica, secondo il giudice, l’impossibilità di ottenere la copia di una sentenza in una causa civile, che ha riconosciuto il diritto di una delle parti ad ottenere, ad esempio, il pagamento di un credito, “significa che quel diritto viene negato o ritardato, e ciò – a parere del giudice – si traduce in un danno esistenziale che compromette anche il rapporto tra l’avvocato e il proprio cliente”. Per questa ragione il ministero della Giustizia, che ha il compito di provvedere al corretto funzionamento degli uffici, deve risarcire un danno di 500 euro, stabilito in via “equitativa”, oltre alle spese legali.
Il principio stabilito dalla sentenza del giudice di pace di Napoli potrebbe dar luogo a migliaia di cause simili in tutti quegli uffici giudiziari dove i disservizi sono all’ordine del giorno.
Chi paga? Ma, non mi è chiaro, visto che il tribunale di Napoli non funziona, il ministero della giustizia paga (quindi con le tasse di tutti gli italiani)?