Giustizia, l’Associazione magistrati proclama lo stato di agitazione
Stato di agitazione e convocazione di
assemblee in tutti i distretti giudiziari per decidere le future
iniziative di protesta da adottare, non escluso lo sciopero. È la
decisone presa dal parlamentino dell’Anm in risposta agli attacchi alla
magistratura e agli organi di garanzia, e alle annunciate riforme
«punitive» nei confronti della magistratura. Le iniziative sono state
decise all’unanimità e con un documento che definisce «stupefacente e
vergognoso» il fatto che il giudice Raimondo Mesiano, «reo unicamente
di aver pronunciato una condanna della Fininvest al pagamento di una
somma di denaro in una controversia civile, venga spiato e inseguito
dalla rete televisiva di tale gruppo mentre compie le proprie attività
quotidiane», il tutto per «denigrare e svilire la sua persona».
L’Anm respinge «con sdegno e indignazione» quelle che vengono
definite «condotte intimidatorie nei confronti dei magistrati con la
finalità surrettizia di orientarne le decisioni» e ribadisce «la
propria netta contrarietà» alle riforme «punitive nei confronti dei
magistrati», «minacciate» dal governo a fronte di «sentenze sgradite».
Un no diretto alla separazione delle carriere, e a riforme sul Csm «in
palese contrasto» con la Costituzione, e agli interventi su
intercettazioni telefoniche e processo penale destinati a rendere
«estremamente difficile il contrasto alle diverse forme di
criminalità». Il sindacato delle toghe ribadisce invece il proprio
favore per «una riforma della giustizia che assicuri un processo giusto
in tempi ragionevoli» e a questo scopo dichiara la propria
disponibilità al confronto.
D’Alema: clima politico non favorisce riforme. Le ultime
esternazioni sulla giustizia e sulle riforme del presidente del
consiglio hanno contribuito a «un aggravamento del clima». Lo ha detto
Massimo D’Alema a margine di un incontro ad Asolo per la presentazione
della candidata segretaria alla regione Veneto del Pd della mozione
Bersani. «Credo – ha aggiunto D’Alema – che queste minacce siano
preoccupanti ma probabilmente molto velleitarie: non credo che
Berlusconi abbia la forza di riscriversi la Costituzione da solo e se
ci provasse si troverebbe di fronte a difficoltà insormontabili».
Casini: «Credo che gli italiani diranno no ad un presidente padrone».
Ne è convinto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, commentando
le parole di Silvio Berlusconi sulla riforma della Giustizia. Casini, a
Bologna per un incontro del partito, ha sottolineato che «se Berlusconi
vuole fare delle riforme serie, noi ci sediamo ad un tavolo, se no lo
sfidiamo davanti agli italiani». E, ha aggiunto, «vedremo se gli
italiani vogliono un presidente padrone o vogliono mantenere una
democrazia con pesi e contrappesi e con regole come è necessario in
tutto l’occidente».
Caso Mesiano: privacy valga sempre. «Ritengo che ci debba essere
sempre il diritto alla privacy e non a intermittenza secondo le
convenienze della politica». A dirlo il leader dell’Udc, Pier
Ferdinando Casini, commentando le polemiche sul video di Canale 5 sul
giudice Raimondo Mesiano.
Palamara: «Difenderemo a oltranza i valori della Carta costituzionale». Così
il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara,
replica al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ieri aveva
annunciatola riforma costituzionale della giustizia. «Diciamo no alla
riforma della Carta costituzionale, a difesa dell’indipendenza della
magistratura, nell’interesse dei cittadini», dice Palamara a margine
della riunione del parlamentino del sindacato delle toghe.
Aggressioni non ci intimidiscono. «Noi – aggiunge Palamara –
vogliamo una riforma della giustizia che renda più veloci i processi e
metta al centro dell’attenzione i cittadini». E in materia di Csm il
leader del sindacato delle toghe fa presente che è in atto
«un’autoriforma» per individuare i candidati alle prossime elezioni.
«Ma altro è – prosegue Palamara – tornare indietro, collocare il
pubblico ministero alle dipendenze dell’esecutivo».
Palamara si sofferma anche sul «clima di tensione» che c’è
in questo momento e parla, con riferimento al giudice Raimondo Mesiano,
che ha condannato la Fininvest al pagamento di 750 milioni di euro a
favore della Cir di De Benedetti, di «ignobili e indecorose
aggressioni». Aggressioni che «non ci intimidiscono ma stanno creando
un forte malcontento nella magistratura». E a chi gli chiede se il
parlamentino di oggi potrà proclamare uno sciopero, Palamara si limita
a rispondere: «Decideremo le iniziative più appropriate».
Mancino: assurdo Csm sotto ministero. «A chi dice che bisogna
fare un doppio Csm io dico che non si può, perchè uno dei due dovrebbe
andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo. O si è
giudici e si è indipendenti, oppure si è qualcos’altro e bisogna vedere
che cos’è questo qualcos’altro». Lo ha detto il vicepresidente del Csm,
Nicola Mancino, rispondendo sulla riforma della Giustizia. «Al momento
non c’è un testo di riforma – ha detto Mancino a margine di una
conferenza organizzata dall’Ordine degli avvocati di Avellino – e
quindi non si può esprimere un parere. Ci sono propositi, molti
velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti.
Quando ci sarà una proposta definitiva, che è nei poteri del Governo
formulare, allora noi ci esprimeremo».
Capezzone: Csm non è terza camera. «Sorprende dover constatare
che una personalità così esperta e che ha attraversato così tante
stagioni e con così rilevanti responsabilità come Nicola Mancino sembri
dimenticare che il Csm non è una sorta di “terza Camera” autorizzata a
contendere al Parlamento la definizione e l’approvazione delle riforme
in materia di giustizia». Lo dice Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.
Bersani: la Bulgaria eccita il premier. «Posso constatare che la
Bulgaria lo eccita un pò, bisognerebbe forse cambiare qualche
itinerario». Pier Luigi Bersani, parlando a Bologna, ha ironizzato
sulle dichiarazioni del premier di ieri a Sofia. «Berlusconi ci ha
abituati a sollevare i problemi quando sono problemi suoi – ha detto –
adesso si è riaperta per lui la questione giustizia e quindi parliamo
di giustizia. Ma non ne parliamo dal lato del servizio che interessa ai
cittadini, giustizia penale, giustizia civile, che in questo momento di
crisi non funzionano. Ne parliamo dal punto di vista della separazione
delle carriere, se ci sia da fare l’appello o no per uno dichiarato
innocente. Tutte cose -ha ripetuto Bersani – che francamente
interessano poco ai cittadini. Se si parla dal lato dei cittadini – ha
ribadito – noi parliamo di giustizia e siamo dispostissimi a discutere.
Se si parla dal lato di quel che serve a Berlusconi – ha concluso – ci
siamo un pò stancati di essere sempre sui problemi suoi».