GIUSTIZIA: Taglio in vista per 200 uffici
Quasi 200 gli uffici giudiziari che potrebbero essere tagliati. L’operazione di riforma delle circoscrizioni giudiziarie prosegue, come più volte ribadito dallo stesso ministro della Giustizia, Paola Severino, e si avvia alla stretta finale. Il gruppo di lavoro messo in campo al ministero ha concluso l’attività e presentato alla Guardasigilli una relazione di oltre 40 pagine con la definizione dei parametri da utilizzare per i tagli e l’esito conclusivo. Che porta 37 tribunali e 160 sezioni distaccate come interessate dall’intervento. La relazione adesso sarà valutata con attenzione prima della decisione finale che andrà così a completare un progetto che ha già avuto, prima di Natale, un sostanzioso antipasto con il provvedimento che punta alla soppressione della gran parte degli uffici dei giudici di pace. La relazione, però, procede con cautela e non definisce nel dettaglio i nominativi degli uffici che dovranno essere soppressi. Si tratta di una scelta che spetta, sottolinea il testo, all’autorità politica. Un diverso modo di procedere avrebbe reso il lavoro assai più esposto ai condizionamenti o almeno alle sollecitazioni delle diverse realtà locali. Che non a caso in questi mesi, da che la delega è stata approvata, hanno più volte fatto sentire la propria voce a tutele della razionalità o non eccessiva dispendiosità degli uffici locali. Per quanto riguarda i tribunali, la legge in astratto avrebbe permesso la riduzione di 57 tribunali che non hanno sede nella città capoluogo di provincia, ma l’utilizzo di datti di fonte sia giudiziaria sia extragiudiziaria, relativi a un periodo di cinque anni compreso tra il 2006 e il 2010, ha portato invece a delineare un tribunale modello caratterizzato da un bacino di utenza di 363.769 abitanti (a fronte di una media nazionale di 345.606), 18.094 procedimenti sopravvenuti (con una media nazionale di 18.623), un organico di magistrati di 28 unità, a fronte di una media nazionale di 31, e un carico di lavoro annuo pari a 638/647 fascicoli. Un profilo che poi è stato ulteriormente affinato per tenere conto delle diverse variabili suggerite dalla legge delega. Così, per esempio, per raggiungere l’obiettivo del più efficiente utilizzo delle risorse giudiziarie si è ritenuto di escludere la necessità di sopravvivenza di quegli uffici che hanno meno di 20 magistrati, ma non anche di quelli con un organico compreso tra 20 e 28. Si è raggiunta così una prima scrematura che poi per varie ragioni sia in termini di possibile recupero di produttività sia in termini di conservazione obbligatoria sulla base della delega ha condotto al numero di 37. Sul fronte delle sezioni distaccate, invece, il taglio è stato ancora più netto e avrebbe potuto anche essere più drastico, visto che la relazione si interroga con perplessità sulla loro stessa esistenza, quando sarebbe meglio puntare invece su sportelli della giusizia telematici collegati agli uffici di riferimento. I numeri del piano 01
IL PROGETTO Il gruppo di lavoro istituito presso il ministero della Giustizia ha concluso i suoi lavori mettendo a punto una relazione nella quale, sulla base dell’applicazione dei parametri previsti dalla legge delega (bacino di utenza, carichi di lavoro, organici), sono stati individuati gli uffici giudiziari dei quali è possibile la soppressione 02
LE CONCLUSIONI Sulla base delle conclusioni stilate dal gruppo di lavoro sono stati individuati 37 tribunali e 160 sezioni distaccate che potrebbero essere oggetto di un intervento di cancellazione, attraverso accorpamenti, da parte del ministero: non è però stata individuata la lista delle sedi da cancellare 03
L’AGENDA Dovrà essere il ministro della Giustizia a prendere adesso posizione sull’attuazione della delega, dando seguito alle indicazioni contenute nella relazione del gruppo di lavoro e dopo un primo intervento a ridosso di Natale dedicato ai giudici di pace 04
LE PERPLESSITÀ Soprattutto da parte dell’avvocatura sono state avanzate forti perplessità sulla possibilità di un intervento di riforma delle circoscrizioni da condurre a termine senza un’adeguata valutazione delle conseguenze sul territorio.