Gli editoriali da non perdere:PIANO DI GESTIONE UNESCO CI PENSA…L’UNESCO!
montagna va da Maometto. Quattordici anni di inadempienze del Comune di
Napoli hanno generato il “caso Napoli” che l’Unesco discute da tempo
senza ottenere soluzioni. Il “Piano di Gestione” proprio non viene
redatto e allora, ad un anno circa dall’invio degli ispettori per un
monitoraggio del nostro patrimonio artistico e monumentale,
l’istituzione internazionale pare stia per passare alle vie di fatto
per affrontare e risolvere il problema.
Dopo gli ispettori, è
in arrivo una equipe di esperti che affiancheranno la cabina di regia
per gli interventi sul prezioso centro storico della città, fortemente
compromesso dal crescente degrado.
Il “caso Napoli” è stato
discusso durante il Consiglio degli Stati Membri di Siviglia della
scorsa estate nel quale si concordò un ultimatum per il “Piano di
Gestione” napoletano che dovrà essere presentato entro il 2011. Ma le
persistenti inosservanze e le continue promesse a cui mai seguono i
fatti ha spinto il “World Heritage Committee” alla decisione di mandare
a Napoli i suoi “super consulenti” che avranno il compito di vigilare
da vicino sull’elaborazione e lo sviluppo del Piano di Gestione del
centro storico di Napoli che viene richiesto da tre lustri.
Nonostante
rappresenti un’ulteriore umiliazione per la città, grande soddisfazione
per questa mossa dell’Unesco viene espressa dalle associazioni civiche,
in prima fila il Movimento V.A.N.T.O. e il Comitato Civico di S. Maria
di Portosalvo, che si battono per il recupero e la valorizzazione del
grande Patrimonio artistico e monumentale della città. Tuttavia non si
tratta di un procedimento indolore poiché i “super consulenti”
dell’Unesco graveranno onerosamente sulla stessa Amministrazione
cittadina, quindi sul contribuente che vedrà impiegate ulteriori somme
di danaro che si sarebbero invece risparmiate se il Comune di Napoli
avesse provveduto regolarmente a fornire le garanzie richieste.
Dal
canto suo, Palazzo San Giacomo cerca di convincere l’Unesco a sbloccare
oltre duecento milioni di euro di fondi comunitari approntando un
pacchetto di progetti per la riqualificazione del centro storico.
Progetti che però non tengono conto delle gravi condizioni di degrado
in cui versano i siti monumentali ubicati nell’area individuata come
‘patrimonio dell’umanità’ e vanno in tutt’altra direzione rispetto al
rapporto redatto dal World Heritage a Siviglia. Basti pensare che la
Regione Campania ha infatti approvato un finanziamento di 1 milione e
348mila euro per la realizzazione della funivia di collegamento tra il
Museo Archeologico e il Museo di Capodimonte, partorita dal “Programma
Integrato Urbano” del Comune di Napoli che, proponendo prevalentemente
nuove opere e non restauri di ordinaria amministrazione, si dimostra
per questo inadeguato a rispondere alle raccomandazioni dell’Unesco.
L’Unesco ha chiesto a Napoli un più capillare monitoraggio e una più
efficiente manutenzione del patrimonio artistico, indispensabili per la
salvaguardia dei monumenti e degli edifici monumentali della città.
Napoli risponde con nuove opere, evidentemente ritenute superflue.
Le
cifre riportate nel rapporto degli ispettori dello scorso Dicembre poi
discusse al vertice di Siviglia sono impietose: oltre il 90% dei
monumenti imbrattati dai graffiti selvaggi, chiusura pluridecennale di
molti edifici storici, inesistenza di una ‘task force’ comunale di
addetti al restauro dei beni culturali a cui affidare il compito della
catalogazione, della pulizia e della manutenzione dei monumenti
nell’area Unesco del Centro Storico di Napoli. A tal proposito è
indicativa la dichiarazione dell’Assessore al Decoro Urbano Diego Guida
che dice: “contro la repressione dei graffiti selvaggi non siamo ancora
pronti”. Un dichiarazione che da l’esatta dimensione di come la città
sia consegnata totalmente ai vandali e all’ignoranza”.