Gli ipotecano la casa per sbaglio
Nel giugno del 2005 la Commissione tributaria provinciale di Bologna lo aveva prosciolto da ogni accusa di insolvenza col Fisco; eppure, piu’ di un anno dopo, un avvocato bolognese si e’ ritrovato la casa ipotecata. Ora, per quest’errore, l’Agenzia delle entrate dovra’ risarcirgli piu’ di 14.000 euro. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Tribunale civile di Bologna, a cui l’avvocato bolognese si era rivolto, assistito dai suoi colleghi Carla Olivieri e Maurizio Ferlini, chiedendo di essere risarcito per una vicenda che gli aveva creato enormi problemi.
A dir la verita’, l’avvocato aveva chiesto un risarcimento parecchio piu’ alto di quello disposto dal giudice civile Marco Marulli, lamentando anche il fatto che l’ipoteca spuntata dal nulla gli avesse impedito di ottenere un finanziamento per comprare una casa e rovinato la reputazione. Di questi due argomenti, pero’, il giudice non ha ritenuto ci fossero sufficienti prove; ha in ogni caso riconosciuto, senza ombra di dubbio, l’errore dell’Agenzia delle entrate, condannandola a risarcire l’importo versato dal bolognese ad un commercialista che si occupasse del pasticcio e anche il tempo perso per risolverlo: rispettivamente 3.290 e 2.000 euro. In piu’, l’Agenzia delle entrate dovra’ pagare quasi 1.200 euro di interessi, oltre 6.300 di spese legali piu’ Iva.
Tutto e’ partito con una cartella esattoriale ricevuta dall’avvocato per presunti mancati versamenti relativi al 1998.
Portata la questione davanti alla commissione tributaria provinciale di Bologna, l’avvocato e’ stato prosciolto nel giugno 2005: i giudici tributari annullarono ogni pretesa del Fisco per il 1998. L’Agenzia delle entrate, pero’, aveva nel frattempo gia’ incaricato il concessionario per la riscossione (Equitalia) di prendere in mano la pratica e dimentico’ di avvisarlo del giudizio della commissione tributaria.
Il procedimento di riscossione (affidato ad Equitalia nel febbraio 2005), percio’, ando’ avanti e, tra notifiche mai pervenute all’interessato, si arrivo’ all’ipoteca, che l’avvocato si ritrovo’ tra capo e collo ai primi di agosto 2006, al ritorno dalle ferie. In mezzo al mucchio di posta che sporgeva dalla buchetta, c’era infatti una lettera (in carta semplice) con cui Equitalia lo avvertiva che la sua casa era stata ipotecata e che, se non avesse provveduto a saldare i propri debiti col Fisco entro 30 giorni, l’immobile sarebbe stata venduto all’asta. L’avvocato e’ cascato dalle nuvole e ha subito affidato la cosa ad un commercialista e ad un legale.
Per il giudice Marulli e’ indubbio l’errore dell’Agenzia delle entrate, visto che “non ha proceduto, subito dopo la pronuncia della sentenza per se’ sfavorevole, a comunicare il fatto nuovo al concessionario”, facendolo invece “solo a distanza di oltre 13 mesi”, quando il cittadino aveva gia’ intrapreso le vie giudiziarie per difendersi. Insomma, “della colpa non e’ dato discutere” scrive il giudice Marulli. Piu’ complesso, invece, il conteggio del danno patrimoniale e d’immagine lamentato dall’avvocato. Sul danno patrimoniale il giudice e’ per lo piu’ d’accordo: l’avvocato ha perso tempo per risolvere l’inconveniente (sottraendolo cosi’ al proprio lavoro) e ha anche dovuto pagare il commercialista per “sbrogliare il pasticcio creato dall’incuria dell’amministrazione”. Marulli non ritiene invece sufficientemente provata la perdita di un finanziamento lamentata dall’avvocato: avrebbe dovuto specificare quanto ha perso, se ha dovuto ricorrere ad un tipo di prestito piu’ costoso o se l’affare sia svanito. Quanto al danno d’immagine, il giudice dice ‘no’ perche’ crede poco al “discredito” che l’ipoteca avrebbe gettato sull’avvocato.
Il giudice motiva il diniego del danno d’immagine facendo presente che l’iscrizione ipotecaria e’ durata solo un mese (e’ scattata il 6 agosto 2006 ed e’ stata cancellata il 7 settembre); inoltre, dice il giudice, se anche la notizia fosse trapelata al di la’ degli addetti al lavoro, e’ difficile pensare che questo abbia rovinato la reputazione e la stima del cittadino. Assolutamente contrario a questa tesi l’avvocato Ferlini, che ha assistito il legale in causa con l’Agenzia delle entrate. “Il danno d’immagine c’e’ eccome, perche’ l’iscrizione ipotecaria e’ un danno permanente, che non si cancella mai, rimani macchiato a vita. Purtroppo il giudice non lo ha riconosciuto”, si rammarica Ferlini.
La spiegazione e’ questa: la traccia dell’iscrizione rimane sempre nella ‘Centrale rischi’ e, anche quando a fianco compare la dicitura ‘cancellata’, non ne vengono spiegati i motivi. “In questo modo le banche e le finanziarie che hanno accesso alla centrale saranno per sempre libere di pensare che l’ipoteca sia stata cancellata perche’ magari la persona ha pagato, non perche’ fosse stato iscritto per errore”. Ecco perche’ Ferlini parla di “danno permanente”. Al di la’ di questo, “questo e’ un caso che testimonia come lavori male l’amministrazione pubblica: la distanza che la separa dai cittadini si vede anche da qui”, conclude Ferlini.