Greco, motori dei treni sempre accesi I residenti: non riusciamo a dormire
MILANO – I loro papà non la prenderebbero a male, anzi
capirebbero, e forse finirebbero per sostenere la protesta. I limiti
consentiti di decibel vengono sempre superati, specie di notte, con il
rumore che quasi s’avvicina a quello di un concerto; Rfi (Rete
ferroviaria italiana) sostiene che è un problema di Trenitalia;
Trenitalia dice che trattasi di «esigenza di servizio». Ma Rfi e
Trenitalia non spiegano perché tutti questi Frecciarossa ed Eurostar in
sosta nel deposito della Martesana per la pulizia e la manutenzione, e
in attesa di entrare in Centrale per caricare i passeggeri, non vengono
mai spenti. Stanno fermi quattro ore? Non li spengono. Rimangono
parcheggiati per otto ore? Non li spengono.
Il vicino (una manciata di metri dai binari) condominio di via Prospero Finzi 38
è l’avamposto dell’insonnia. In sottofondo c’è un costante, pesante,
monocorde rumore provocato dalle ventole dei treni accesi. La palazzina
nacque nel ’39 (in cantina ci sono ancora rifugi antiaerei, un tunnel
portava al giardino) e presero subito casa i ferrovieri. Adesso, ci
vivono i figli dei ferrovieri. E i figli lottano contro le ferrovie.
Come i fratelli Gregoricchio. Conoscono storie e dettagli di motrici e
vagoni. Eppure non riescono a venirne a capo. Perché non spengono i
treni? Da dieci anni, i fratelli inviano documentate richieste di
chiarimenti a Comune, Regione, difensori civici, Rfi, Trenitalia,
Grandi Stazioni, e poi all’Arpa, che, è la novità di queste ore, si è
decisa a posizionare su un terrazzino un fonometro, lasciarlo dieci
giorni, acquisire i risultati. Più avanti vedremo; partirà
un’inchiesta? Intanto i risultati sentenziano (manca l’ufficialità): a
fronte di un limite disposto dal Comune di 65 decibel diurni e 55
notturni, i decibel oscillano a ridosso dei 70. C’è via Finzi con le
sue trenta famiglie. E ci sono altre 270 famiglie sparse per le vie
Breda, Isocrate e Rucellai altrettanto afflitte dall’insonnia. Il
rumore arriva fin lì
Di rumore è esperto Stefano Frosini; insegna al Politecnico, è
stato sul posto, ha constatato. Perché non spengono Frecciarossa ed
Eurostar? «Mai capito». Frosini dice che si potrebbe mettere un
silenziatore in coincidenza delle ventole, sui treni, oppure si
potrebbe allestire un padiglione attorno ai binari dove i convogli
sostano, nella speranza di attutire il fracasso
Come in tutti i misteri, si aggirano delle leggende. Nel nostro
caso, ce n’è soprattutto una: Frecciarossa ed Eurostar (in
contemporanea, ce ne possono essere parcheggiati anche venti, trenta)
non vengono spenti perché sarebbe difficile farli ripartire. Possibile?
Alcuni addetti, che pretendono l’anonimato, dicono: «La procedura per
riavviare i treni richiede almeno mezz’ora. Bisogna percorrere il
convoglio dall’inizio alla fine, e un Frecciarossa è lungo 350 metri.
In più si devono verificare software e comandi di guida. Se io azienda
tolgo queste operazioni, si capisce, risparmio lavoro al personale,
cioè taglio i costi». C’è dell’altro: «Un eccesso di preoccupazione.
Mettiamo che, davvero, i treni iniziassero a non ripartire… Che
buriana uscirebbe? Meglio lasciarli accesi. Danno più tranquillità».
Un manager di Trenitalia, è capitato, ha chiesto ai residenti di
via Finzi il motivo per cui sono finiti ad abitare in questo posto,
manco il rumore fosse colpa loro. Gli abitanti hanno ricordato che una
volta c’erano campi, i binari erano pochi e posizionati in fondo, dove
oggi sorgono i vecchi depositi. Gli attuali depositi sono due, o meglio
uno. In quell’altro, i Frecciarossa non ci stanno, non ci entrano
tutti, sono troppo lunghi.