Green Dam: la Cina censura siti porno, chat, indirizzi, immagini. Bloggers in protesta: ‘Violazione dei diritti umani e della Costituzione’
C’era un via vai incessante, ieri, dentro
e fuori lo studio dell’artista Ai Weiwei, alla periferia di Pechino.
Artisti, blogger e semplici internauti che hanno risposto all’appello
del noto dissidente, hanno boicottato la rete per un giorno e scelto,
al suo posto, di fare festa.
«Dobbiamo dire alla gente che Internet è nostro, che Internet significa
libertà personale e che noi abbiamo tutto il diritto di servircene e
protestare quando il governo cerca di limitarci». E’ il suo manifesto,
e lo spiega con calma bonaria ma risoluta, in mezzo ad una folla
esultante, più di mille, che nell’arco della giornata sono arrivati a
congratularsi ed esultare.
Ragioni per esultare ne hanno: dopo un braccio di ferro incessante di
settimane, il governo cinese ha fatto marcia indietro sull’ultimo
ritrovato della censura per limitare l’espansione di Internet nel più
grande Paese a Partito unico del mondo.
Alla vigilia dell’entrata in vigore del provvedimento che impone
l’installazione obbligatoria su tutti i computer di nuova acquisizione
del software Green Dam, “Diga Verde”, Pechino ha annunciato la
procrastinazione fino a nuovo ordine.
«Siamo molto soddisfatti, è una decisione importante e va festaggiata,
ma non basta: dobbiamo continuare a lavorare per la libertà di
informazione e di espressione», ha commentato Ai Weiwei.
Negli ultimi giorni Green Dam ha messo in subbuglio la rete cinese come
mai prima d’ora. Inventato dai censori per lottare contro la
pornografia, il software è stato criticato in quanto rafforza il
controllo sui contenuti politici scomodi e invisi al governo, in corsa
per i solenni festeggiamenti del sessantesimo anniversario della
fondazione della Repubblica Popolare.
«Green Dam filtra i contenuti bloccando indirizzi, immagini e
monitorando i testi con altre applicazioni. Una lista nera filtra
contenuti per adulti così come contenuti politici», si legge in uno
studio realizzato dalla facoltà di informatica dell’Università
americana del Michigan. Da una prova realizzata ieri a Pechino è emerso
che Green Dam blocca in modo categorico i contenuti pornografici, ma
per le ricerche politicamente sensibili la censura tradizionale è già
di per sé ultra efficace.
«E’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso – dice ancora Ai Weiwei,
che a farsi chiudere la bocca è ormai abituato, con 3 blog cancellati
nel giro di qualche mese – ci hanno offeso chiudendo siti, chat ed
altro in violazione dei diritti umani e della Costituzione. Ma
obbligare tutti i computer ad avere Green Dam è stata una decisione che
ci ha fatto sentire frustrati e arrabbiati».
Sono così partite le contromisure: il blogger Vento del Nord ha
lanciato una campagna per “scavalcare” la Diga abbonandosi in massa a
proxy, siti che aggirano la censura. Anonymous, un gruppo anonimo di
hacker, ha promesso di fare guerra alla rete, di bombardare i motori di
ricerca cinesi con parole proibite e provocarne il tilt.
«State scavando da soli la vostra fossa, con corruzione e antagonismo.
Non potete fermare l’“internetizzazione” della razza umana», recita il
manifesto del gruppo che circola su Internet.
Son d’accordo son d’accordo, magari tutti i siti porno nel mondo venissero oscurati, la pornografia è una malattia, magari in tutto il mondo non ce ne fosse più (almeno su internet), che chiunque (anche bambini) puo’ trovare di tutto…