Guerra dei rifiuti, scatta la repressione. Arresto per chi getta rifiuti fuori norma. Rivolta a Serre e Visciano: stop discarica
Piano rifiuti per Napoli, torna la linea dura che prevede l’arresto per
chi sporca la città. Lo hanno chiesto gli enti locali stessi al
governo, sollecitando «il reintegro delle norme penali per l’abbandono
dei rifiuti». Gli enti locali hanno chiesto al governo «il reintegro
delle norme penali per l’abbandono dei rifiuti». Norme decadute con la
cessazione dello stato di emergenza. La soluzione definitiva e
strutturale della crisi dei rifiuti passa dunque anche per una
disciplina sanzionatoria rigida. «La galera per chi sporca» invocata a
più riprese dal premier Silvio Berlusconi. È uno dei passaggi chiave
delle decisioni congiunte assunte 48 ore fa a Palazzo Chigi da governo
ed enti locali per uscire strutturalmente dall’emergenza rifiuti. Il
documento si compone di due paginette e una decina di punti. Il titolo
del testo è significativo: «Prime azioni necessarie per il superamento
della situazione di criticità nel settore della gestione rifiuti nella
regione Campania».Le azioni si dividono in
«strutturali» e «funzionali», tra queste c’è la «disciplina
sanzionatoria». L’arresto e la galera fino a 3 anni e mezzo fu
introdotta per decreto emergenziale da Guido Bertolaso a novembre del
2008, cessato lo stato d’emergenza sono decadute. Ora sono tutti
d’accordo nel reintegrarle e farle diventare legge. L’occasione è la
conversione del decreto – sulla materia della spazzatura – in
discussione al Senato.
Con l’introduzione del reato penale
non saranno soltanto i vigili urbani a far sì che la legge venga
rispettata. Potranno scendere in campo anche la polizia e i
carabinieri. E non è cosa da poco.
Al di là delle sanzioni il primo
punto del documento fa capire bene quanto la partita rifiuti sia
difficile: «Individuazione e realizzazione di una nuova discarica nella
provincia di Napoli per almeno un milione di tonnellate».
Al presidente della Provincia Luigi
Cesaro spetta l’individuazione del sito, la trattativa con il
territorio e garantire i ristori, al presidente della Regione Stefano
Caldoro, anche alla luce della legge che uscirà da Palazzo Madama
toccherà invece la nomina dei commissari che dovranno aprire
l’impianto. Con il fattore tempo sempre più determinante perché poco:
4, al massimo 6 i mesi a disposizione.
Contestualmente alla costruzione
della prima discarica Cesaro dovrà preoccuparsi di trovare un altro
sito, perché serve almeno una capacità di 2 milioni di tonnellate per
stare tranquilli i tre anni necessari alla costruzione dei
termovalorizzatori. Il piano prevede per il capoluogo una cura da
cavallo: un impianto di stoccaggio provvisorio, un altro di trattamento
dei rifiuti solidi urbani e il rafforzamento della differenziata per
superare rapidamente almeno il 25 per cento
Alla voce «azioni funzionali»
insiste l’apertura delle altre province – Avellino e Benevento in
particolare in quanto Caserta e Salerno hanno già le loro discariche – a
Napoli attraverso «l’attivazione di un dispositivo in base al quale si
impegnano a ritirare 250 tonnellate di indifferenziato da conferire
negli Stir». Si tratta del superamento, in qualche modo, del concetto
di «provincializzazione dei rifiuti», nella sostanza come ha
efficacemente chiarito l’assessore regionale Giovanni Romano «ai
rifiuti deve essere tolta l’etichetta della provenienza e apporre
quella di merce».