I centurioni sfilano i soldi ai turisti per la foto e la Cassazione li assolve
Lecita l’aspettativa, da parte degli artisti di strada, di ottenere un compenso dai turisti che intrattengono. L’aspettativa non può però diventare una pretesa, soprattutto se estorta in maniera violenta o con raggiro.
La mancia va considerata ormai consuetudine consolidata
Lo ha sancito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 4819 sottolineando la consuetudine ormai comune di compensare, anche con mance, «le prestazioni dei
soggetti operanti nei luoghi di forte affluenza turistica come i
giocolieri, i musicisti, le comparse» che, «per la strada, catturano
l’attenzione dei turisti».
Il caso
La pronuncia parte dal caso di tre figuranti romani che, vestiti da centurioni dell’antica Roma,
il 3 luglio 2001, avevano affiancato due turisti sudcoreani affinché
facessero una foto assieme a loro. Avevano poi preteso cinquantamila
lire come ricompensa e, mentre i due turisti tergiversavano ritenendo
esagerato tale importo, uno dei gladiatori – mentre gli altri due
facevano da palo – aveva preso centomila lire dal portafoglio di uno
dei sudcoreani e gli aveva dato il resto di cinquantamila lire.
L’azione era stata interrotta dall’intervento di due carabinieri in
borghese.
La Corte d’Appello di Roma nel 2007 aveva condannato i tre
centurioni a dieci mesi, 20 giorni di reclusione e 200 euro di multa
per concorso in rapina. Ma la Suprema Corte ha ribaltato il verdetto
ritenendo sussistente al massimo il reato di arbitrario esercizio delle
proprie ragioni essendo la «restituzione del resto cinquantamila lire
del tutto incompatibile con l’intenzione di compiere una rapina o una
estorsione.
Apprezzamento dei turisti e mancia dovuta
I
giudici con l’ermellino hanno osservato che, oltre al gradimento
evidente dei due sudcoreani rispetto alla scena, non si può non
rilevare come «sia consuetudine compensare in qualche modo, anche con
mance, le prestazioni degli artisti di strada operanti nei luoghi di
forte affluenza turistica.