I consumatori non sono pirati
Presentata ieri nella capitale belga la Carta dei diritti dei consumatori nell’Era digitale, un documento stilato dalle numerose associazioni europee, tra cui l’italiana Altroconsumo, che aderiscono all’organizzazione europea del consumo BEUC.
“Le case discografiche e cinematografiche – hanno affermato i consumatori europei – dipingono sempre più spesso i consumatori privati come pirati e criminali. Ci si preoccupa molto di far sapere al singolo utente cosa non può fare nel mondo digitale. L’obiettivo che si propone la campagna è, al contrario, quello di far sapere al consumatore cosa può fare”.
Su queste stesse note è il gruppo Elio e le Storie Tese: in un’intervista pubblicata da Altroconsumo Elio e Faso hanno dichiarato, tra l’altro, che “le cifre dei Cd oggi sono esorbitanti. Internet è un’alternativa valida e alla portata anche di chi ha 13 anni e non può permettersi tali cifre. Se pago l’originale ho diritto di fare tutte le copie personali che voglio”.
BEUC, tra i vari esempi di limitazione, cita iTunes, il celebre jukebox online di Apple: “La musica che si acquista su iTunes può essere ascoltata solo con un iPod. Perché?” In realtà il software di Digital Rights Management (DRM) utilizzato da Apple consente una qualche flessibilità nell’uso dei brani, sebbene certo non offra quella “disponibilità totale” di quanto acquistato dai consumatori.
“Ancora più grave – sottolineano i consumatori europei – è il caso della distribuzione di Cd musicali della Sony BMG che contengono sistemi anticopia invasivi che si installano automaticamente e all’insaputa del consumatore sul PC, creando modifiche indesiderate al sistema informatico e una falla alla protezione più generale dell’apparecchio”. Come già noto (vedi: Il DRM Sony aiuta un trojan? Bufera sull’azienda), BEUC ha diffidato Sony dal “proseguire con tale comportamento abusivo”.
Da parte sua Altroconsumo in questo quadro ha reso noto di aver scritto ai ministri dell’Economia Giulio Tremonti e a quello per i Beni culturali Rocco Buttiglione, chiedendo di rivedere radicalmente il sistema dell’equo compenso “secondo il quale il consumatore è costretto a pagare comunque un sovrapprezzo sui supporti (Cd e Dvd) vergini per compensare gli autori in caso di copia privata”.
Ma ecco i punti fondamentali della Carta presentata a Bruxelles:
– Diritto alla scelta, alla conoscenza e alla diversità culturale: poter beneficiare di un mercato concorrenziale che favorisca creatività, libertà d’espressione e un’offerta ampia e varia. Gli ostacoli sono ancora molti: nel mondo musicale quattro grandi società controllano l’80% del mercato mondiale, mantenendo i prezzi dei Cd a livelli proibitivi.
– Diritto alla trasposizione nel mondo digitale dei diritti già esistenti nel “mondo reale”: diritto all’informazione, a clausole eque, a ricorrere quando un prodotto non mantiene le promesse. Nei fatti è l’industria a decidere unilateralmente quali informazioni rendere pubbliche, come il materiale può essere utilizzato, cosa è legale e cosa no.
– Diritto a beneficiare delle innovazioni tecnologiche senza restrizioni abusive. L’industria non deve avere il potere di imporre un controllo eccessivo ai contenuti digitali. Non c’è ragione tecnologica o giuridica, per esempio, che giustifichi il fatto che i Dvd americani non possano essere visti sui lettori europei e viceversa.
– Diritto all’interoperabilità fra contenuti e apparecchi. Si veda l’esempio di compatibilità a senso unico tra iTunes e iPod.
– Diritto alla protezione della vita privata. Registratori digitali e computer non devono essere manipolati senza il consenso dei proprietari. Se per esempio si carica un programma sul Pc, può accadere che sia inviato a insaputa del consumatore un programma supplementare, che una volta attivato può modificare la programmazione dell’apparecchio e catturare informazioni sulle abitudini nella navigazione.
– Diritto a non essere criminalizzati. Non si deve considerare criminale chi fa copie di Cd e Dvd per uso personale.
Mi sembra giusto Mi sembra giusto dettare leggi in questo ramo dell’informatica perché mentre prima compravi un cd ed eri padrone del supporto e del suo contenuto (ci potevi fare di tutto, o quasi :P) ora chi per comodità o perché vuole crearsi da sola le copilation di canzoni, sceglie di comperarle da internet (come me ;)), ha soltanto dei file che sono limititassimi sotto certi punti di vista.Non sono daccordo con questo articolo però quando dice che Apple limita i file alla lettura solo sugli iPod. Non mi sembra proprio perché, prima di tutto, non esiste solo l’iTunes music store ma ci sono altri portali musicali che vendono musica su internet, e poi se desse l’opportunità di scaricare file mp3 genirici, e quindi universali "playabili" su qualsiasi lettore, non potrebbe proteggerli dalla masterizzazione illimitata etc. Togliete tutti i limiti così Apple si adeguerà e distribuirà i suoi file in formato + "aperto". Ora che i file "devono" essere protetti ogni società sceglie i proteggerli con il proprio formato. mi sembra che anche Microsoft :$ ha il suo wma protetto. no? :DEcomunque penso che tra un pò Apple dichiarerà l’AAC come formato aperto così anche le altre case costruttrici di player di musica potranno accedere alle specifiche delformato AAC e lo renderanno riproducibile sui loro player. Chi dice che Apple non stia aspettando che il suo formato diventi più "maturo" per poi rilasciarlo a TUTTI!!!!Ciao! 😉