"I gay non possono fare comunione"
Chi è omosessuale e ostenta le proprie inclinazioni non può ricevere
la comunione: un’indicazione che non lascia spazio a dubbi o
interpretazioni, quella dell’ex vescovo di Pistoia, Simone Scatizzi, e
che ha scatenato furibonde polemiche, con reazioni da parte di blogger,
utenti di Facebook e associazioni omosessuali, che stigmatizzano la
presa di posizione dell’alto prelato.
Secondo
l’ex vescovo a sostenere questa linea è la Chiesa stessa, e nessuno è
in grado di contraddire questo precetto, anche se lo stesso Scatizzi
spiega che si tratta di una linea di condotta, per forza di cose,
puramente teorica: “Da pastore – sottolinea – sono obbligato, in linea
generale, a rifiutare la comunione. Certo, se si presentano davanti a
me non posso dire di no. E non per buonismo, ma perché non so se
possano essersi confessati, pentiti o aver cambiato vita”. E mentre il
presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, attacca “la strategia
offensiva e discriminatoria del Vaticano”, il presidente dell’Unione
Cattolica Stampa Toscana, Mauro Banchini, invita a riflettere sulla
distinzione fatta dal vescovo tra “il piano dei principi generali e il
piano dei comportamenti pastorali”.
Tutto è nato da
un’intervista rilasciata dal vescovo emerito al sito cattolico
Pontifex: il prelato ha ribadito più volte che il no alla comunione per
chi ostenta l’omosessualità è un precetto della Chiesa: ”Il principio
generale è che la conclamata, ostentata e praticata omosessualità è un
peccato che esclude la comunione”, ha spiegato. Un principio che, del
resto, vale anche per chi, nella sua vita, ha divorziato dal proprio
coniuge: “Non per una cattiveria della Chiesa – e i divorziati mai
devono sentirsi emarginati o esclusi dalla comunione della Chiesa – ma
esiste una oggettiva situazione incompatibile con il sacramento e la
sua amministrazione”.
Un’intervista, quella dell’ex vescovo, che
ha immediatamente scatenato la reazione dell’Arcigay: “Il Vaticano, in
maniera ipocrita, non ha neppure più il coraggio delle sue azioni”, è
il commento del presidente Aurelio Mancuso. Secondo il quale, ora, “la
strategia offensiva” della Santa Sede “è fare dire le cose più orribili
a vescovi in pensione sul sito Pontifex, emanazione dei lefebvriani,
per attaccare la dignità delle persone omosessuali”. E la questione è
diventata immediatamente motivo di discussione e di critica nel
cyberspazio, con scontri anche aspri tra utenti di blog e Facebook.