I legami del "burattinaio" con le Poste per gestire il business delle bollette
Le lunghe mani di Luigi Bisignani e di Alfonso Papa potevano arrivare ovunque. E arrivavano soprattutto là dove c’erano commesse da gestire, posti di lavoro, appalti e contratti, in quel mondo grigio tra impresa e Stato, dove regnano i famigerati boiardi. Una rete di commesse e incarichi, dove per riceverli non contano gli studi e le capacità imprenditoriali, i curriculum insomma, ma soprattutto le amicizie e le relazioni.
E tra queste lande dove il lobbista Bisignani e l’ex magistrato e ora parlamentare del Pdl Papa scorrazzavano, c’erano sicuramente il Poligrafico di Stato e le Poste. Aziende statali che hanno poi intrecciato rapporti d’affari con gruppi vicini a Bisignani o dove il Papa riusciva a piazzare incarichi.
È Maria Roberta Darsena, una “amica” del parlamentare del Pdl, conosciuta all’università di Napoli nel 1999 quando lei doveva sostenere l’esame di diritto commerciale e il Papa era assistente del professor Di Nanni, a confessare come ha ottenuto l’incarico alle Poste. “Ora lavoro presso l’ufficio legale delle Poste. Il Papa mi disse di mandare un curriculum (che era praticamente inesistente perché mi ero appena laureata) alle Poste perché lui avrebbe potuto farmi entrare essendo amico dell’ex presidente, cioè di Cardi. Al riguardo vi posso dire che lui chiamava direttamente Cardi. Sono stata assunta dopo un colloquio, prima a tempo determinato, con uno stage di 6 mesi e poi automaticamente a tempo indeterminato”.
È Bisignani stesso, invece, secondo le carte depositate dalla procura di Napoli, a mettere a verbale il 14 marzo 2011 quanto avesse pesato il suo ruolo nell’elezione di Roberto Mazzei ai vertici della Zecca, la stamperia del Tesoro. “Ho sicuramente segnalato il dottor Mazzei al professor Tremonti per fargli ottenere la nomina di Presidente del Poligrafico dello Stato. Con il Poligrafico la Ilte è in rapporti per il modello unico. Non mi risulta che siano state conferite utilità a dirigenti del Poligrafico da parte della Ilte”. Tremonti ha smentito. A Bisignani non risulta nessuna tangente. Di certo quest’ultimo era un procuratore attivo della Ilte, gruppo operante nel settore grafico editoriale.
Il socio unico della Ilte è Vittorio Farina, mentre a chiarire ai magistrati i rapporti della Ilte con le Poste è Alessandro Bondanini, il manager che in passato ha lavorato con Stefania Tucci, esperta di finanza e vicina a Bisignani per il quale avrebbe curato uno scudo fiscale di circa 4 milioni di euro. “Mi risulta – mette a verbale Bondanini il 7 marzo 2011 – che sicuramente la Ilte ha rapporti con l’Eni e che stampi la rivista dell’Eni; al riguardo il Bisignani, proprio nel contesto dei rapporti tra Ilte e Eni mi presentò Lucchini dell’Eni. Con riferimento alle Poste Italiane, qualche anno fa ci fu la joint venture tra le Poste e l’Ilte, cioè la costituzione di una società, Postelprint costituita e partecipata al 50% dalle Poste italiane e dalla Ilte: si tratta di una società che stampa e spedisce tutte le bollette e le fatture che arrivano nelle case degli italiani (non solo quelle delle poste)”.
Del resto la Ilte ha bisogno di fare affari, perché ha chiuso il 2009 in rosso per 8,6 milioni di euro, con debiti per 157 milioni di euro a fronte di un fatturato di 138 milioni. La differenza tra costi e ricavi è negativa per 6,9 milioni di euro. Di recente ha dovuto rinegoziare il debito con Unicredit. Le azioni di Ilte sono tutte in pegno alla banca di Piazza Cordusio, che ha finanziato la società con una linea di 43 milioni di euro.
L’accordo di ristrutturazione prevede il pagamento del debito tra 10 anni e grazie alla cessione degli immobili la Ilte Holding ha incassato un dividendo da 10 milioni di euro con i quali ha già rimborsato una parte del proprio debito. E degli affari immobiliari della Ilte si deve essere interessato anche Bisignani, visto che nel bilancio compaiono i rapporti con una società, oggi interamente posseduta da Farina, ma che tre anni fa ruotava nell’orbita di Bisignani.
Si tratta della BB Parlamento, un cui debito da 1,2 milioni di euro verso la Ilte Holding è stato azzerato da un uguale impegno contratto con la Gf Uno, la scatola attraverso la quale Farina controlla la stessa Ilte. La BB Parlamento era la società con cui Bisignani aveva aperto un derivato monstre con la Banca Italease di Massimo Faenza, un derivato da 75 milioni di euro, sul quale nel 2007 vi erano perdite per oltre 12 milioni di euro.