I mutui un anno dopo i massimi dell’Euribor. Come è cambiata la rata
E’ trascorso esattamente un anno da quel 9 ottobre 2008, giorno in cui l’Euribor,
il tasso interbancario al quale sono fra l’altro legate le rate dei
mutui variabili, toccava il suo record storico: la scadenza a 3 mesi
raggiungeva quota 5,39% e quella a un mese si fermava 20 centesimi più
in basso. Erano le settimane successive al crack Lehman, quelle
costellate dai crolli borsistici e dal blocco quasi totale dei mercati
interbancari, congelati per la mancanza di fiducia che impediva il
prestito del denaro fra le stesse banche.
Rate dei mutui variabili diminuite fino al 40%
Da allora l’Euribor,
favorito dai continui interventi (sul costo del denaro e sulle aste) da
parte della Banca centrale europea (Bce) e dalla progressiva riduzione
delle tensioni internazionali, ha intrapreso una serie di ribassi fino
ad arrivare ai minimi storici (oggi, venerdi’ 9 ottobre 2009, la
scadenza a un mese è stata fissata allo 0,43% e quella a 3 mesi allo
0,74%), per il sollievo delle famiglie indebitate. Il calo delle rate
variabili, in molti contratti ritardato dal meccanismo di calcolo, è
stato in ogni caso sensibile: in media la rata mensile di un mutuo
ventennale da 100mila euro si è ridotta del 27,5%, passando dai 713
euro di un anno fa ai 517 di oggi, e sui prodotti a durata maggiore gli
effetti sono stati ancora più significativi, fino a sfiorare il 40 per
cento.
L’aumento degli spread
Per chi si è trovato a dover contrarre un nuovo prestito in questi
mesi i vantaggi sono stati meno evidenti. Uno degli effetti della crisi
, infatti, è stato il generale aumento degli spread (cioè il ricarico
praticato dalle banche sul parametro di riferimento come l’Euribor)
applicati ai nuovi prodotti. Se un anno fa non era infrequente ottenere
margini inferiori all’1%, oggi lo spread medio che si può spuntare su
internet è attorno all’1,5% e allo sportello i prodotti sono ancora più
cari. Chi sceglie un variabile oggi può comunque contare su un tasso di
partenza storicamente basso, ma nel momento in cui l’Euribor tornerà
inevitabilmente a salire si troverà con in mano un prodotto mediamente
meno competitivo rispetto a quello di chi ha stipulato il contratto
qualche anno fa e soffrirà in misura maggiore.
E’ ora di trasferire ai consumatori i vantaggi dell’abbondanza di liquidità
I segnali che arrivano dai mercati parlano di una situazione in
graduale miglioramento. Il differenziale fra il tasso Euribor e l’Eonia
(che non tiene conto dei rischi di controparte), il miglior indicatore
delle tensioni esistenti sull’interbancario, è sceso ieri sotto i 30
punti base dopo aver sfiorato i 200 punti lo scorso anno proprio di
questi tempi. In altre parole, le banche (almeno quelle di grandi
dimensioni) incontrano oggi minori difficoltà nel procurarsi i fondi
necessari all’attività di ogni giorno, inclusa la concessione di mutui.
Sarebbe forse il momento di trasferire questi vantaggi anche al
consumatore finale.