I RECORDS DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA: IL CASO CAMPANIA
Gentilissima Redazione de
LA REPUBBLICA
Vi prego di dare cortese attenzione a queste brevi ma concrete riflessioni in relazione al vostro articolo di oggi 2 luglio 2007 “Carta, raccolta differenziata da record. Italia seconda d’Europa nel riciclaggio”.
Il falso mito che lo sfascio nel ciclo integrato dei rifiuti in Campania sia dovuto alla carenza di impianti di incenerimento si scontra con la cruda realtà ed evidenza dei fatti rispetto a ciò che avviene in Italia e nel resto del Mondo.
Il non avere ancora impianti di incenerimento in Campania non deriva infatti dalle opposizioni delle popolazioni, ovviamente ben contrarie a ricevere impianti altamente inquinanti, ma dalla assoluta scelleratezza con cui si continua a pensare, progettare e quindi a non realizzare mega-impianti spropositatamente grandi, e quindi difficili da costruire e fare funzionare correttamente senza inquinare, rispetto al reale fabbisogno.
In tutta Europa e anche in Italia la portata media degli impianti di incenerimento è di circa 90.000 tonnellate/anno (vedi mio articolo su Bollettino Assise di Palazzo Marigliano, in allegato).
Sono cioè impianti proporzionati al reale fabbisogno di completare a valle un ciclo virtuoso dei rifiuti che inizia a monte con una quota non inferiore al 40% di raccolta differenziata e riciclo (specie degli imballaggi e della carta) ed al 30% di compostaggio della frazione umida, che non può certo essere bruciata per non abbassare eccessivamente il potere calorifico del cosiddetto CDR (combustibile da rifiuto) ed evitare alla fonte (e non con ulteriori costosi impianti di filtro sempre di dubbia efficacia) la possibile produzione di diossine ed altri inquinanti.
Da noi invece si pensa ancora, con nefasta pervicacia, di costruire tre mega-inceneritori, due da 750.000 tonnellate/anno (Acerra e S. Maria
Sulla base dei dati contenuti nel vostro articolo, con semplice calcolo, confermando quanto ripetutamente affermato da tutti i commissari e vice-commissari che si sono succeduti nel compito (che sembra utopia da noi) della raccolta differenziata in Campania (: “se si facesse la raccolta differenziata ad almeno il 40% non ci sarebbe bisogno dei mega impianti di incenerimento ma al massimo di qualche piccolo “bruciatore” da 150.000 tonnellate/anno”) si evince infatti che:
a) se ci comportassimo come i cittadini di Prato, che non sono marziani, (
b) se ci limitassimo a raggiungere le quote di Milano (
c) se realizzassimo invece almeno il 30% del riciclo del nostro totale di imballaggi e carta , saremmo a circa 650.000 tonnellate/anno ( sono circa
Sono cifre normali, nulla di eccezionale da raggiungere in una organizzazione sociale con un minimo di efficienza, come ormai si vede in tutto il mondo civile.
Pensare invece di risolvere il problema , come pure si sente ripetutamente in giro, solo con la realizzazione di mega impianti di incenerimento (Acerra, S. Maria La Fossa, Salerno) senza volere accettare di darsi da fare, senza se e senza ma, prioritariamente a fare partire almeno il 40% di differenziata, specie per carta ed imballaggi, plastica, vetro, batterie, pile e metalli, significa solo perdere posti di lavoro onesti, sprecare energia e disperdere ricchezza incenerendo materiale che potrebbe arricchire (poco) molte persone, e senza alcun rispetto almeno del principio di precauzione a tutela della salute pubblica delle popolazioni che dovrebbero ospitare mega-impianti comunque obsoleti ed inquinanti.
E’ fin troppo ovvio, a questo punto, dedurre che anche nella emergenza attuale, per risolverla si sta pensando, in totale contrasto con quanto avviene oggi in tutta Italia, in Europa e nel Mondo, ed in dispregio evidente di tutte le convenzioni internazionali e del Protocollo di Kyoto, solo a realizzare mega-impianti che permetteranno di arricchire (molto) solo poche persone e i loro finanziatori, ma mettendo comunque in serio dubbio, se non pericolo, la tutela della salute di tutti, e bruciando una consistente ricchezza che potrebbe essere invece ridistribuita tra molti .
In conclusione, come ripetutamente ribadito da tutti i commissari per la raccolta differenziata, nominati ed immediatamente “dimissionati”, se in Campania (e a Napoli in particolare) si facesse almeno il 40% di raccolta differenziata, come ormai dovunque, dei mega-inceneritori proposti da 2 milioni di tonnellate/anno complessivi, per bruciare di tutto e di più, non rimarrebbe che la eventuale necessità di piccoli e sicuri “caminetti”, come infatti avviene in tutto il mondo civile !
Le indagini della Magistratura, ma non ancora il buon senso dei cittadini tutti, degli imprenditori e dei politici, chiaramente indicano solo nella voracità illegale di ditte appaltatrici, finanziate con denaro pubblico, l’unico vero motivo “tecnico” per la costruzione di mega-inceneritori di “rifiuti tal quale”, giustificandosi dietro la falsa incapacità “genetica” dei napoletani alla raccolta differenziata.
Il decisionismo spiccato che si riscontra invece da parte di alcuni amministratori verso la costruzione di mega-impianti, se fosse indirizzato con le medesima veemenza verso la raccolta differenziata, come in tutto il mondo, suonerebbe meno “stonato” in questo disastro provocato da una totale mancanza di vera capacità di programmazione e di controllo da parte della medesima classe di amministratori.
Ed analogo discorso vale pure per le mega-discariche, oggi del tutto esaurite per eccesso di rifiuti tal quale da scaricare!
Rivolgo quindi un accorato appello alla coscienza di ognuno di noi per le necessarie risposte politiche e civili e per il conseguente impegno a cambiare questo insostenibile stato di cose.
Napoli, li 2 luglio 2007
Tossicologo Oncologo
Difensore civico
Assise di Palazzo Marigliano