I rifiuti d’oro di Napoli: così il Nord si arricchisce con la monnezza del Sud
NAPOLI – Al Nord erano stati chiari, perentori: no ai rifiuti campani. Alcune regioni avevano tuttavia stretto accordi con la Campania per «aiutarla» a risolvere la crisi rifiuti. Un aiuto che visti i guadagni, sembra tutt’altro che disinteressato.
Altre regioni come la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia, erano state intransigenti (almeno apparentemente) con vere e proprie barricate: la monnezza di Napoli non l’avrebbero mai presa.
La Lega insorgeva e tuonava sui giornali che mai nelle regioni padane sarebbero stati smaltiti i rifiuti di Napoli. E invece i camionisti che escono dagli Stir (impianti di tritovagliatura) di Giugliano e Tufino, cittadine nel bel mezzo del triangolo dei veleni della provincia di Napoli vanno tutti al nord: Friuli, Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Liguria. Come mai? Accogliere i rifiuti Campani è un affare milionario. E così proprio grazie in qualche caso ad accordi regionali e in molti altri a contrattazioni private, la Sapna, l’ente della provincia di Napoli che si occupa della gestione dei rifiuti sta spedendo buona parte dei rifiuti napoletani in territorio “padano” a suon di soldoni.
IL BUSINESS PER IL NORD – Nel 2011 l’immondizia di Napoli è stata un florido business per aziende ed enti del Nord e nel 2012 la Sapna ha già pronti 130 milioni di euro da spendere. «Sono il bilancio della Sapna per il 2012 che sono perlopiù utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti. Anche nel 2011 le cifre erano queste. Ora però stiamo preparando anche un bando internazionale» spiega Giovanni Perillo, direttore tecnico della Sapna.
Questo business che fa male ai napoletani che pagano salatissime Tarsu (tassa sui rifiuti) e fa lavorare e guadagnare i settentrionali ha dei lati oscuri: ditte contrattualizzate con procedure d’urgenza, fiumi di soldi e l’ombra delle mafie.
LE INDAGINI – Tre procure indagano sui viaggi dei rifiuti al Nord gestiti dalla Sapna. In una perizia contenuta nel fascicolo dei magistrati napoletani si legge che i contratti effettuati in spregio ai principi di terzietà, trasparenza ed economicità hanno prodotto affidamenti illeciti o illegittimi e danni alle casse dello Stato. Inoltre emerge, anche nella stessa perizia, che nella maggior parte dei casi i contratti vengono stipulati in pendenza della certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura. Quindi come è possibile garantire che le ditte affidatarie dei servizi (quasi sempre senza bando per motivi di urgenza) non siano infiltrate da organizzazioni mafiose? Le ditte che lavorano per la Sapna sono aziende fuori dal “sistema” che ha gestito la monnezza di Napoli in maniera illecita? «Noi applichiamo le norme. – chiarisce Perillo – Se le prefetture o gli organi competenti non ci segnalano nulla di strano dobbiamo andare avanti. Per quanto riguarda le certificazioni antimafia la Sapna applica la procedura standard per tutti gli enti pubblici: interroghiamo la prefettura e se decorsi 30 giorni non arrivano risposte stipuliamo il contratto».
RIFIUTI AL CENTRO-NORD – E allora diamo un’occhiata ai contratti relativi a trasporto e smaltimento dei rifiuti in impianti del nord Italia. Cominciamo con la Toscana: otto contratti per smaltimento e trasporti con prezzi tra 113 e 163 euro per tonnellata per un totale di quasi 4 milioni di euro. Tra le ditte affidatarie del servizio c’è la Rea spa che – come si apprende anche dal suo sito internet – ha tra i soci la società veneta Enerambiente, coinvolta in uno scandalo giudiziario proprio relativo all’emergenza napoletana. «La guerra non la dobbiamo fare noi, la devono fare i dipendenti. Dobbiamo far degenerare la situazione e costringere i nostri a fare un po’ di casino. Non bisogna effettuare prelievi di rifiuti, domani potremo trattare meglio», si legge nelle intercettazioni tra i vertici di Enerambiente mentre parlano della crisi Campana. Le telefonate vengono riportate dal gip in una ordinanza che ha disposto l’arresto per 16 persone collegate alla società trevigiana.
IN LOMBARDIA – In Lombardia i rifiuti sono andati in impianti a Brescia e a busto Arsizio con due contratti per un totale di un milione di euro. Ai napoletani far bruciare l’immondizia nel termovalorizzatore della provincia di Varese è costato veramente caro: 223 euro a tonnellata. In Veneto e in Friuli Venezia Giulia i rifiuti arrivano a Padova e Trieste. A Padova ce li porta una ditta finita nel mirino del pm Woodkock quando era in servizio alla procura di Potenza nell’ambito di una indagine sui rifiuti, la Europetroli. Il costo va da 162 a 175 euro a tonnellata per un totale di oltre 2 milioni di euro.
IN EMILIA E LIGURIA – In Emilia Romagna sono stati stipulati 5 contratti. Le ditte interessate sono varie. Una è quella che fa capo a Vincenzo D’Angelo, imprenditore di Alcamo finito sotto inchiesta e arrestato per per traffico di rifiuti. Secondo l’accusa li portava in Corea del sud. D’Angelo ha contratti con la Sapna anche per trasporto e smaltimento dei rifiuti in Sicilia e in Puglia. Un’altra ditta che opera in Emilia Romagna è la Hera che controlla una società in cui è coinvolto il fratello dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa; poi c’è la Akron finita nella bufera per le denunce di alcuni sindacalisti sulle condizioni di lavoro degli operai, molti dei quali migranti. Infine c’è la Area nel mirino degli investigatori per la gestione della discarica Crispa. Il corrispettivo per la sola Area Spa è di oltre 3 milioni di euro. Il totale invece supera i 5 milioni e trecentomila euro. Cinque contratti anche per la Liguria per un totale di quasi 4 milioni di euro. Secondo i dati dell’osservatorio della Uil, a Napoli con gli aumenti previsti dalla Provincia, una famiglia campione paga in media 427,80 euro di Tarsu (la tassa sui rifiuti).