I veri dati sull’influenza A Oltre 500mila i contagiati
Oltre 500mila casi di contagio. Per la precisione, 530mila. Tanti sono
gli italiani che hanno già contratto l’influenza A. E il livello di
incidenza raddoppia da una settimana all’altra: dallo 0,4 allo 0,9 per
cento registrato tra il 26 ottobre e il 1° novembre.
Gli ultimi dati diffusi ieri dalla rete Influnet dell’Istituto
superiore di sanità, che stima l’andamento epidemiologico sulla base
delle informazioni raccolte dai “medici sentinella” in tutta Italia,
fotografano una pandemia galoppante. Che sembra tenere ritmi molto più
serrati della distribuzione dei vaccini, baluardo contro l’A/H1N1. Ma
proprio ieri pomeriggio, durante un incontro in commissione Sanità
delle regioni, i tecnici del ministero hanno provato a porre fine alle
polemiche degli ultimi giorni sui ritardi nella gestione della campagna
vaccinale. Ufficializzando finalmente il calendario delle consegne di
siero e promettendo che entro la prima settimana di dicembre
arriveranno a destinazione complessivamente 10 milioni di dosi. Ben sei
in più, rispetto ai 4 milioni che si era preventivato di distribuire a
fine novembre. A emergenza conclusa, secondo il viceministro alla
Salute Ferruccio Fazio, intervenuto alla trasmissione “Porta a Porta”,
le persone coperte dalla profilassi saranno tra i 18 e i 20 milioni.
Cifre che con ogni probabilità il viceministro snocciolerà oggi in
parlamento, di ritorno da una visita-lampo a Napoli, durante
l’audizione davanti alle commissioni Sanità di Camera e Senato.
Una circolare in arrivo autorizzerà poi ufficialmente l’uso
monodose del vaccino al di sopra dei dieci anni d’età, consentendo di
“liberare” dosi per altre categorie. E di affrettare i tempi del
vaccino per le categorie a rischio, le più esposte a complicanze. Non a
caso, ha tenuto a precisare Fazio «tutti i decessi riscontrati fino a
oggi, tranne uno, hanno riguardato persone con patologie croniche. Che
sono caldamente invitate a vaccinarsi».
Mostravano gravi patologie pregresse anche le ultime sei vittime
registrate ieri. Il bilancio delle morti correlate al nuovo virus sale
quindi a quota 24, sei in più rispetto al giorno prima. L’influenza A
ha provocato i due primi decessi nella capitale: una ragazza di 18
anni, affetta da fibrosi cistica e ricoverata all’ospedale Bambin Gesù,
e un tecnico radiologo di 58 anni morto allo Spallanzani. Due morti
anche in Piemonte: un ragazzo di 14 anni, ricoverato all’ospedale
Cesare Arrigo di Alessandria, e un 17enne morto lunedì sera (ma la
notizia è stata diffusa soltanto ieri) al pronto soccorso di Vercelli.
E ieri è venuta a mancare all’ospedale San Gerardo di Monza anche una
ragazzina di 13 anni. Mentre la Campania, che conta un’incidenza doppia
di contagi, ha registrato la decima vittima: un 26enne, arrivato nella
tarda serata di martedì al pronto soccorso dell’ospedale di Scafati.
A rischio i giovanissimi, per l’alta capacità di subire e di
trasmettere il contagio. Fazio ha confermato ieri come tra i 5 e i 14
anni finora si sia ammalato fino a oggi «circa il 5% della
popolazione». Ma anche se «le autorità sanitarie scolastiche sono
libere di decidere, la chiusura degli istituti ora non è
particolarmente efficace», ha precisato. I bimbi sani saranno comunque
vaccinati al più presto, una volta tutelate le categorie a rischio, a
partire da dicembre. «Non perché temiamo per la loro salute ma perché
dobbiamo eradicare la pandemia», ha aggiunto il viceministro.
Tutt’altra preoccupazione riguarda i circa 250-300 casi gravi
attesi, da curare in centri attrezzati. Sempre ieri Fazio ha presentato
il piano (che sarà licenziato oggi in Conferenza Stato-Regioni) per
l’assistenza ad alta intensità da erogare in quattordici strutture. Da
nord a sud, le Molinette di Torino, il S.Gerardo di Monza, il
Policlinico e il S. Raffaele di Milano, il S. Matteo di Pavia, le
aziende ospedaliere di Bergamo e di Padova, il S.Orsola Malpighi di
Bologna, il Careggi di Firenze, il Gemelli e l’Umberto I di Roma,
l’azienda ospedaliera Federico II di Napoli, il Policlinico di Bari e
l’Ismett di Palermo. Centri che dovranno coordinare gli interventi e il
trasporto dei pazienti e garantire la disponibilità di personale
addestrato nell’impiego dell’Ecmo, il macchinario “salva-polmoni”
necessario in caso di sindrome da insufficienza respiratoria acuta
grave, la più temibile complicanza causata dal nuovo virus.