I vescovi: “Al Sud classi dirigenti inadeguate”
CITTA’ DEL VATICANO
Nell’attuale crisi politica e sociale, il Sud
dell’Italia rischia di essere «tagliato fuori» dalla ridistribuzione
delle risorse, e ridotto ad un «collettore di voti per disegni politici
ed economici estranei al suo sviluppo»: è quanto denunciano i vescovi
italiani in un nuovo documento su Chiesa e Mezzogiorno, diffuso oggi. I
vescovi parlano per il Sud di «classe dirigente inadeguata».
Stigmatizzano inoltre con forza la presenza della malavita organizzata
al Sud, ma anche le più diffuse forme di corruzione e illecito, che,
scrivono, arrecano «un grave pregiudizio allo sviluppo economico,
sociale e culturale» al Sud Italia. Per risolvere la questione
meridionale, è necessario far crescere il senso civico di tutta la
popolazione, ricostruire la «necessaria solidarietà nazionale», ma è
anche urgente «superare le inadeguatezze presenti nelle classi
dirigenti».
Ed ecco le parole sul j’accuse alla politica:«La
criminalità organizzata non può e non deve dettare i tempi e i ritmi
dell’economia e della politica meridionali, diventando il luogo
privilegiato di ogni tipo di intermediazione e mettendo in crisi il
sistema democratico del Paese, perchè il controllo malavitoso del
territorio porta di fatto a una forte limitazione, se non addirittura
all’esautoramento, dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici,
favorendo l’incremento della corruzione, della collusione e della
concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti,
interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle
autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio
nazionale». E ancora: «Il complesso panorama politico ed economico
nazionale e internazionale − aggravato da una crisi che non si lascia
facilmente descrivere e circoscrivere − ha fatto crescere l’egoismo,
individuale e corporativo, un pò in tutta l’Italia, con il rischio di
tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle
risorse, trasformandolo in un collettore di voti per disegni
politico-economici estranei al suo sviluppo».
Il documento sul
Meridione diffuso oggi ha come titolo «Per un Paese solidale. Chiesa
italiana e mezzogiorno», ed è pubblicato a vent’anni dall’ultimo
intervento complessivo della conferenza episcopale sul sud Italia. «La
globalizzazione – afferma la Cei – vedendo accresciuta la competizione
sui mercati internazionali, ha messo ancor più a nudo la fragilità del
territorio, anche solo a motivo dell’allocazione delle industrie o
comunque dei modelli economici adottati». «Il Sud – aggiungono ancora i
vescovi – ha recepito spesso acriticamente la modernizzazione, patendo
lo sradicamento disordinato dei singoli soggetti da una civiltà
contadina che, invece di essere distrutta, doveva evolversi attraverso
un graduale rinnovamento e una seria modernizzazione».
Quanto
al «controllo malavitoso del territorio», questo per la Cei «porta di
fatto a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento,
dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici». Comunque «L’economia
illegale non si identifica totalmente con il fenomeno mafioso, essendo
purtroppo diffuse attività illecite non sempre collegate alle
organizzazioni criminali, ma ugualmente deleterie (usura, estorsione,
evasione fiscale, lavoro nero…)». Ciò – proseguono i vescovi – rivela
«una carenza di senso civico, che compromette sia la qualità della
convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale,
arrecando anche in questo caso un grave pregiudizio allo sviluppo
economico, sociale e culturale».