Il Ceo di Google: su Internet ci vorrebbe un tasto “canc”
Internet? Ci vorrebbe un tasto “canc” per ripulirlo da tante informazioni su cui sarebbe giusto cadesse l’oblio. Lo ha detto ieri Eric Schmidt, cofondatore e amministratore delegato di Google, e dunque tra i principali responsabili della eterne memoria della Rete.
Non è la prima volta che Schmidt affronta il tema della privacy e della reputazione online con un paradosso. Qualche tempo fa dichiarò che, superata la maggiore età. bisognerebbe cambiare nome, per prendere le distanze dalle tante sciocchezze scritte o testimoniate su Internet nella turbolente fase adolescenziale. Un paradosso, naturalmente, ma assai rivelatore.
La dichiarazione del Ceo di Google di ieri, però, è molto più di una battuta. In termini giuridici, in Italia, si chiama proprio diritto all’oblio , un diritto sancito dalla legge e recentemente richiamato, in modo vincolante, anche dal Garante Privacy in Italia.
Schmidt ha espresso questo commento presso l’Università di New York, a Manhattan, nel corso di una conversazione sul libro scritto con Jared Cohen, direttore di Google Ideas, “The New Digital Age: Reshaping the Future of People, Nations and Business”. L’amministratore delegato ha fatto l’esempio di un giovane uomo che abbia commesso un crimine, un episodio della sua vita che potrebbe ricomparire online, una volta adulto e riabilitato, tra i dati che lo riguardano. Non sarebbe certo un bel biglietto da visita per la ricerca di un lavoro.
“In America, c’è un senso di equità – ha dichiarato Schmidt – che è culturalmente vero per tutti noi”, e ha aggiunto che “la mancanza di un pulsante di eliminazione su Internet è un problema significativo. C’è un momento in cui la cancellazione è una cosa giusta”.
Innegabile un senso di disorientamento di fronte al principale custode dell’archivio digitale del mondo che propone di permettere a un clic di eliminare definitivamente un pezzo di quella memoria collettiva, ma forse si tratta di una contraddizione solo apparente. Cohen ha spiegato che in futuro, l’attuale ecosistema digitale si evolverà intorno alla necessità di proteggere e monitorare le immagini on-line delle persone.
Secondo Schmidt, malgrado la proliferazione di dispositivi indossabili, primi fra tutti i cosiddetti occhiali Google ormai sulla rampa di lancio, la gente avrà ancora una vita privata. Ogni Paese dovrà prendere una decisione su come affrontare il problema, secondo il fondatore del motore di ricerca, e la politica di ogni nazione sarà diversa.
Diversità che, si può immaginare, creeranno qualche problema commerciale e legale, di fronte a una comunicazione online che ha abolito di fatto le frontiere. Con tutte le meravigliose opportunità che questo significa. E tutti i problemi.
Fonte: www.lastampa.it