Il Consiglio di Stato boccia l’applicazione dell’ Imu alla Chiesa
Il ministero dell’Economia, con il decreto sull’Imu per la Chiesa, è praticamente andato oltre i poteri regolamentari che gli erano conferiti espressamente dalla legge. Questa in sintesi la critica del Consiglio di Stato nel parere ufficiale reso noto oggi che ha bocciato il decreto del Tesoro per l’applicazione dell’Imu sugli enti non commerciali, e quindi anche sulla Chiesa. Il decreto, secondo Palazzo Spada, in molte parti «esula» dalle competenze che erano state affidate dalla legge.
LIBERALIZZAZIONI – La legge sulle liberalizzazioni, all’articolo 91-bis, ha stabilito infatti che per gli immobili ad utilizzo misto (commerciale e non commerciale) l’Imu vada pagata dal 2013 in proporzione all’uso non commerciale per come risulta dalla dichiarazione dei proprietari. Con il nuovo regime il governo vorrebbe chiudere una polemica che si trascina da anni sull’esenzione finora garantita a congregazioni religiose ed enti ecclesiastici. In base alla normativa oggi in vigore, infatti, a un albergo basta avere una cappella per non versare l’Imu.
LA BOCCIATURA – Ora il Tesoro dovrà rispondere entro fine anno dal momento che la legge prevede il via alla applicazione dell’imposta dal primo gennaio 2013. Secondo la magistratura amministrativa il governo «ha compiuto alcune scelte applicative, che non solo esulano dall’oggetto del potere regolamentare attribuito, ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazioni normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività» si legge nel parere. La bocciatura del Consiglio di Stato, ritardando l’entrata in vigore dell’articolo 91-bis, mina inoltre le basi per la chiusura della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea, che vede nel regime di esenzione una distorsione della concorrenza.