Il Fisco cambia e parla più chiaro
La prima cosa che si fa quando ne
arriva una è correre dal commercialista. Perché, a parte la cifra da
pagare, quella sempre chiarissima, le cartelle esattoriali risultano
incomprensibili ai più. Ma le cose stanno per cambiare. Equitalia,
l’azienda cui l’Agenzia delle Entrate ha affidato la riscossione dei
tributi («7 mld di evasione recuperati nel 2009»), parla di
semplificazione. «Questo sistema tributario, nato negli anni ‘70, è di
difficile comprensione – spiega Attilio Befera, presidente dell’una e
dell’altra – stiamo rivedendo la modulistica e le lettere che mandiamo.
Sono scritte in un linguaggio datato. Entro 20-30 giorni usciremo con
una nuova cartella di pagamento». Come sarà? Chissà, per ora c’è solo
l’annuncio di un’iniziativa tesa a migliorare la forma, ma che non
tocca la sostanza. Nessun cenno alle cartelle pazze che a intervalli
più o meno regolari invadono le caselle di posta degli italiani. Quelle
continueranno ad arrivare, forse risulteranno soltanto più
comprensibili.
Di sistema vecchio parla anche Giulio Tremonti.
«Serve una riforma fiscale. Un apparato di aliquote così alte è un
alibi per non pagare le tasse». Anche per il ministro dell’Economia la
parola d’ordine è semplificazione: la dichiarazione dei redditi è così
complicata che «sfugge alla mente umana». Di certo, «con il 3° debito
pubblico del mondo», l’Irap non si tocca: «Toglierla vorrebbe dire
rinunciare alla Sanità». Per contenere la spesa bisogna intervenire
altrove: dai computer, ai cellulari alle auto blu fino all’utilizzo
degli uffici, scrive Tremonti in un promemoria inviato a tutti gli enti
pubblici, le amministrazioni sono chiamate a elaborare piani triennali
contenenti misure di risparmio. Anche qui sotto il sole di nuovo c’è
poco.