Il Fisco eccede nel rimborso, gli interessi decorrono dal pagamento e non dalla sentenza
Troppa grazia. Il Fisco concede il rimborso delle tasse, ma esagera e
per recuperare l’eccedenza dà il via all’iscrizione a ruolo: gli
interessi a carico del contribuente decorrono dalla data del pagamento
ottenuto e non dal passaggio in giudicato della sentenza favorevole
all’Agenzia delle entrate. È quanto emerge dalla sentenza 5042/10 della
Cassazione. L’obbligazione che grava sul contribuente-debitore ha
natura pecuniaria: all’amministrazione spetta la restituzione della
stessa quantità di moneta versata più gli interessi legali. E’ stato
accolto il ricorso delle Entrate: il rimborso controverso riguarda le
tasse per la concessione governativa relativa all’iscrizione nel
registro delle imprese. La sentenza di merito risulta “macchiata” da un
vizio di ultrapetizione: nessuna parte in causa ha proposto deduzioni
rispetto alla decorrenza degli interessi riconosciuti dopo la
restituzione della somma da parte delle Entrate: la decisione che li fa
scattare dal passaggio in giudicato della sentenza, insomma, viola il
principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato.