Il Fisco espropria i soldi in banca
Il “Grande Fratello fiscale” ha cominciato a far sentire i propri effetti. La Confconsumatori ha appreso che, in alcune province italiane, le società private incaricate dallo Stato di riscuotere tributi, tasse e sanzioni hanno avviato i primi pignoramenti dei conti correnti di malcapitati cittadini, secondo la procedura ridisegnata nel secondo decreto legge 262/2006.
Questa normativa introdotta dalla Visco-Bersani, denuncia la Confconsumatori, consente agli esattori il “libero accesso all’anagrafe dei conti correnti senza il controllo dell’autorità giudiziaria, ponendosi così in una ingiusta posizione di vantaggio rispetto a tutti gli altri creditori pubblici o privati. In aggiunta, la nuova disciplina prevede l’espropriazione diretta ovvero l’obbligo per il terzo, anche per la banca presso la quale si tiene il conto corrente, di pagare direttamente all’esattore senza la necessaria vigilanza del Giudice delle Esecuzione, come invece accade in tutti gli altri pignoramenti presso terzi”.
Il risultato? Ad oggi, diverse persone si sono viste così letteralmente sottrarre dai propri conti correnti somme ingenti, a copertura di cartelle esattoriali e quindi per presunti debiti.
Ma la Confconsumatori contesta la legittimità di tale procedura, dal momento che il controllo dell’autorità giudiziaria, previsto in tutte le forme di espropriazione, è presidio necessario affinché al cittadino-debitore venga garantito il diritto di difesa e venga controllata anche d’ufficio la sussistenza formale del credito, la regolarità delle notifiche, la pignorabilità del bene ecc..
Già prima dell’entrata in vigore dell’attuale legge, il contribuente non poteva esercitare opposizione fiscale all’accertamento cartolare del Fisco. Lo scudo fiscale si poteva imbracciare solo dopo l’arrivo a casa della cartella esattoriale, quindi soltando dopo che il Fisco aveva precostituito il titolo esecutivo per incassare quanto a suo “insindacabile” giudizio era dovuto.
Con l’attuale legge è stato fatto un altro passo in avanti ai danni dei contribuenti giudicati “evasori”: l’esproprio diretto e immediato del conto corrente della somma che lo Stato rivendica.
Il contribuente quindi non ha alcun potere per difendersi, né prima, durante la fase dell’accertamento, né dopo in quella dell’escussione.
Una forma di lotta all’evasione giudicata ingiusta dalla Confconsumatori, che chiede perciò il repentino intervento dell’esecutivo. La Confconsumatori vuole la revisione della normativa del governo, affinché venga velocemente cancellata tale procedura, più adatta alle riscossioni delle gabelle del sovrano che alle tasse di uno Stato civile.