Il giudice contro i tagli in Finanziaria: «Oggi per protesta non ricevo»
Il gip Enrico Campoli ha scelto una maniera di protestare contro i tagli della Finanziaria che farà discutere: non riceve gli avvocati, gli amministratori giudiziari, i consulenti e quanti altri avessero necessità di parlare con lui per vicende legate a inchieste e processi. Ha comunicato la decisione ai diretti interessati con un avviso affisso sulla sua porta, al 14˚ piano della torre B di palazzo di giustizia: «Come prima forma di protesta contro la manovra finanziaria, che non si limita a chiedere ai magistrati — come sarebbe condivisibile— un loro contributo alla crisi economica, ma intacca con palese volontà punitiva la stessa struttura della retribuzione, ed in attesa di più ampie forme di protesta collettiva, questo giudice non riceve difensori, amministrazioni giudiziari eccetera». L’avviso è stato affisso ieri, suscitando malumori e mugugni tra gli avvocati. Stimato da colleghi e avvocati come un giudice equilibrato, Campoli, 45 anni, ha l’hobby della scherma (e fa il giudice nelle gare) e nonè nuovo a comunicare attraverso gli avvisi sulla sua porta. In occasione delle ultime elezioni del consiglio giudiziario, affisse un cartello in cui chiedeva ai colleghi di non disturbarlo per chiedere voti. È noto ai non addetti ai lavori soprattutto perché, al termine del processo con rito abbreviato, il 19 marzo scorso ha assolto quasi tutti gli imputati del processo Romeo: ha condannato solo l’imprenditore e l’ex provveditore alle Opere pubbliche, Mario Mautone, per un unico episodio di corruzione: la promessa di assunzione, da parte dell’immobiliarista, di due persone segnalate da Mautone in cambio di un parere favorevole di quest’ultimo sulla congruità dei prezzi per la manutenzione stradale. Nel dicembre del 2002, sempre come gup, assolse, «perché il fatto non sussiste», venti amministratori comunali e provinciali (Antonio Bassolino e Amato Lamberti, in qualità di sindaco e presidente della Provincia, e i loro assessori) accusati di abuso d’ufficio perla vendita del 70% della quote Gesac alla Baa. I pm fecero ricorso in Appello, ma la sentenza fu confermata. Più di recente, ha condannato. In passato il gip è stato protagonista di una accesa polemica con l’ufficio inquirente partenopeo: nell’agosto del 2008, non convalidò la custodia cautelare nei confronti del presunto affiliato agli scissionisti (e nipote omonimo del famigerato boss di Secondigliano) Raffaele Amato e del giovane che si trovava in sua compagnia quando violarono un posto di blocco dei carabinieri. In quell’occasione un intero rione scese in strada a difesa dei due malviventi e in rivolta contro imilitari. Campoli convalidò l’arresto, ma decise che non fosse necessaria la custodia in carcere, ritenendo che fosse assente l’aggravante di aver agito per agevolare un’associazione mafiosa. Criticato dalla Procura, scrisse a «Repubblica» per difendere la sua posizione.