Il governatore Visco: «Nel 2012 il Pil -1,5% ma l’Italia si avvicina alla ripresa»
«Per l’Italia il 2012 non potrà che essere un anno di recessione per le incertezze finanziarie e le drastiche, pur se indispensabili, misure di correzione del bilancio pubblico». Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso dell’assemblea annuale di Banca d’Italia. Sono le sue prime “Considerazioni finali” dopo l’addio di Mario Draghi, passato alla guida della Bce. Considerazioni che consentono a Visco, governatore dal novembre 2011, di parlare di economia e dell’eventuale ripresa dell’Italia: «In scenari non troppo sfavorevoli – ha spiegato – la caduta del prodotto interno lordo può essere contenuta intorno all’1,5%. Una ripresa potrà affiorare verso la fine dell’anno, con probabilità tanto maggiore quanto più saranno efficaci gli interventi strutturali volti a migliorare l’utilizzo delle risorse pubbliche e private, quanto più chiara e decisa sarà la coesione mostrata dall’Unione europea».
IL GOVERNO – Gli interventi in Italia sulle «incisive correzioni dei conti pubblici e sulle riforme strutturali per la crescita avviati durante l’estate sono stati completati e rafforzati dal nuovo governo» ha detto Visco, aggiungendo che con le riforme sono stati conseguiti risultati importanti, ma i sacrifici non possono essere permanenti. «Si è pagato il prezzo di un innalzamento della pressione fiscale a livelli ormai non compatibili con una crescita sostenuta – ha sottolineato il governatore di via Nazionale -. L’inasprimento non può che essere temporaneo. Occorre trovare, oltre a più ampi recuperi di evasione, tagli di spesa che compensino il necessario ridimensionamento del peso fiscale».
I CONTI – Dal lato dei conti pubblici, il deficit 2012 sarà al di sotto del 3%, mentre nel 2013 il deficit strutturale sarà «vicino» al pareggio e il debito/pil inizierà a ridursi. L’impegno, ha evidenziato Visco, dev’essere «sfoltire e razionalizzare le norme, non far salire la spesa pubblica complessiva». Dai tagli però non devono essere escluse neanche le banche, a partire dai consigli di amministrazione troppo «affollati e costosi»: «Alle aggregazioni tra banche – ha detto Visco – non hanno fatto seguito snellimenti incisivi dell’articolazione societaria dei gruppi e una riduzione nel numero dei componenti degli organi amministrativi». «I primi 10 gruppi – ha spiegato il governatore – contano complessivamente 1.136 cariche, escludendo le società estere, oltre 700 per le sole banche controllate».