Il Governo riduce il contributo del 5 per mille. Le associazioni lanciano un grido di allarme
Il terzo settore e quello del volontariato lanciano un grido di allarme per le possibili conseguenze della decisione del Governo di ridurre drasticamente, nella nuova finanziaria, il contributo del 5 per mille destinati alle associazioni e alle cooperative del non profit.
In questa operazione si nasconde un duplice pericolo.
Il primo è la sopravvivenza stessa di molti organismi del no profit e delle associazioni che sul 5 per mille contavano non solo per continuare il loro servizio alle persone in difficoltà, ma anche per far fronte al periodo difficile del Paese evitando di ridurre le figure professionali che lavorano nelle nostre strutture cooperative e del volontariato.
Il secondo è l’effetto negativo sul numero dei contribuenti (quindici milioni nel 2008) che non vedendo destinato la quota del 5 per mille per gli scopi previsti potrebbero addirittura rinunciare a mettere la loro firma nella denuncia dei redditi.
E’ una questione di giustizia. Non è operazione corretta privare questi organismi del contributo dato dai cittadini, lo Stato infatti è solo intermediario, togliendo una quota consistente, trecento milioni su quattrocento, di Euro già versati dai contribuenti per questo preciso scopo.
Ciò che preoccupa maggiormente sono tutti i tagli che nella filiera del sociale uno dopo l’altro verranno toccati dai tagli. Solo per indicarne alcuni:
· Fondo per le famiglie: 346 milioni di Euro nel 2008, 52,5 nel 2011.
· fondo per le politiche sociali 929,3 milioni di Euro nel 2008, 75,3 milioni nel 2011.
· fondo per l’inclusione degli immigrati: 100 milioni di Euro nel 2008, 0 milioni nel 2011.
· fondo per il servizio civile: 299.6 milioni nel 2008, 113 milioni nel 2011 così solo un terzo dei giovani potrà accedere a questa esperienza.
Le grandi organizzazioni si stanno mobilitando per far sentire la loro voce, rimane però l’allarme soprattutto per quelle realtà come le nostre che non hanno i numeri per farsi sentire. Rimangono tante domande senza risposte. Perché colpire un settore che allo Stato ha solo fatto risparmiare praticando una vera azione di sussidiarietà? Perché rischiare di mettere in ginocchio un settore che lascerebbe sulla strada i soggetti più deboli di questa nostra società? Che senso ha dopo questi tagli lo spot pubblicitario del governo che dice: “aiutare l’Italia che aiuta”?
Per l’ennesima volta il Governo non ha tenuto fede agli impegni.