Il governo studia il blocco degli aumenti agli statali
Il primo rinnovo di un contratto triennale nella storia del pubblico
impiego rischia di slittare con un impatto non secondario
sull’attuazione di una riforma della Pa in buona parte pensata per
premiare i dipendenti più meritevoli e incentivare la produttività.
A imporre il rinvio sarebbe la manovra correttiva sui conti
pubblici che i tecnici del ministero dell’Economia stanno mettendo a
punto e che dovrebbe contenere un pacchetto di misure che parte da una
moratoria del rinnovo dei contratti per il periodo 2010-2012 e si
conclude con una proroga per un altro biennio del blocco del turn-over,
in scadenza a fine 2010.
Di più. Per reperire risorse, stando a diverse fonti ministeriali,
si ipotizza anche il prelievo delle risorse destinate ai fondi unici di
amministrazione (Fua) utilizzati per pagare lo stipendio integrativo
legato alla produttività nelle amministrazioni centrali, gli enti
pubblici non economici e le agenzie. La cifra che circola per
quest’ultimo intervento è di un miliardo nel biennio, e si tradurrebbe
in un taglio medio degli stipendi in essere di circa 20 euro.
Il risparmio complessivo garantito dall’insieme delle misure allo
studio sarebbe di 4,8-5 miliardi in due anni: oltre al Fua sono
calcolate minori spese per 1,3-1,4 miliardi l’anno per i contratti e
800 milioni (nel biennio) dal blocco delle assunzioni. Il blocco delle
dinamiche salariali comprenderebbe anche gli automatismi dei «non
contrattualizzati» per categorie particolari come i magistrati, i
professori universitari, i prefetti e gli ambasciatori. In serata è
circolata anche l’indiscrezione, da fonti parlamentari, di una norma
per far slittare il pagamento del trattamento di fine servizio (la
liquidazione) agli statali che vanno in pensione. Il tempo di attesa
potrebbe raddoppiare, secondo le simulazioni in corso, da tre a sei
mesi. Attualmente le buonuscite devono essere liquidate dall’Inpdap
entro 90 giorni e trascorso questo tempo lo stato paga un interesse del
5%. L’ipotesi è un allungamento fino a 180 giorni. Si tratta di una
misura che era già stata proposta ai tempi del decreto anti-crisi del
luglio scorso ma che poi fu bloccata alla Camera. In questo caso non
circolano cifre ma è chiaro che il risparmio sarebbe sugli interessi da
pagare ai circa 90mila dipendenti (il 2,5% di 3,5 milioni; questo è il
flusso di uscita calcolato dall’Aran) che andranno in pensione ogni
anno.
Ieri il ministro della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione,
Renato Brunetta, non ha voluto commentare le anticipazioni delle
agenzie di stampa: un incontro con il collega Giulio Tremonti è
programmato nei prossimi giorni e, come avvenne con il varo della
manovra triennale (decreto legge 112/2008), il confronto sarà su
ipotesi di riqualificazione della spesa su più fronti. Gli statali, se
le misure verranno confermate, quest’anno dovranno accontentarsi del
pagamento della vacanza contrattuale, che la Finanziaria 2010 ha
cifrato in 1,7 miliardi. La prima tranche di pagamento è scattata in
aprile e garantisce la copertura del 30% dell’inflazione calcolata
sull’indice Ipca, a giugno scatterà la seconda tranche, che vale il 50%
dell’indice. Risorse che, secondo un calcolo dei sindacati, non
andranno oltre gli 8-10 euro medi in busta. In sede Aran continuerà
invece la trattativa per la ridefinizione dei comparti di
contrattazione, prevista dalla riforma, mentre potrebbero rimanere in
stand-by fino al varo della manovra correttiva gli ultimi contratti
della dirigenza ancora da rinnovare per il biennio 2008-2009.
Insieme a queste misure, si valuta un taglio “pesante” ai costi
della politica, che secondo l’agenzia Radiocor potrebbe garantire fino
a un miliardo e nuovi risparmi dalle partecipate del Tesoro. E risparmi
dovrebbero essere realizzati anche con una nuovo sfoltimento di enti
inutili. Dalla spesa sanitaria, invece, dopo il nuovo giro di vite alle
Regioni in deficit, si allontana la prospettiva di tagli significativi.