Il monito del vescovo di Pozzuoli ai preti «Niente soldi per i riti in chiesa»
Sacramenti a pagamento? Mai. Simonia, la
definiscono i teologi. Un peccato mortale per la Chiesa, ma anche un
malcostume da estirpare dalle diocesi, a cominciare da quella di
Pozzuoli. Il vescovo Gennaro Pascarella ha addirittura sottoscritto un
documento per vietare a parroci e sacerdoti di chiedere le offerte per
matrimoni, funerali. Obiettivo, mettere a tacere le malelingue, che
parlano di una sorta di tariffario che sarebbe in uso tra i parroci
delle chiese della forania flegrea (60 parrocchie dei quattro Comuni
flegrei e dei quartieri napoletani di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta),
con i fedeli invitati a sborsare fino a 500 euro per la celebrazione di
un matrimonio e cifre oscillanti tra i 200 ed i 350 euro per le
comunioni e le cresime. Monsignor Gennaro Pascarella ha ribadito le sue
disposizioni in un documento ufficiale: le offerte «non possono essere
pretese» dai preti.
Non c’è alcun tariffario ufficiale, ovviamente, ma soltanto il
chiacchiericcio che, però, ha fatto molto discutere i fedeli e che è
stato messo a tacere dal pastore della Chiesa flegrea, che ha scelto la
via ufficiale di un documento ecclesiastico, il Direttorio, che è stato
redatto al termine dei lavori dell’ottavo Sinodo diocesano, che è nato
dall’incontro e dal confronto tra mondo ecclesiastico e mondo laico. Un
documento ufficiale dall’eloquente titolo: «Cristiani a Pozzuoli nel
terzo millennio», nel ricordo di san Paolo, che secondo la tradizione
sbarcò a Pozzuoli prima per poi arrivare a Roma.
«Le offerte che i fedeli destinano alle parrocchie, alle rettorie o ai
santuari in occasione dell’amministrazione dei sacramenti, sono
lasciate alla libertà e alla libera sensibilità dei fedeli stessi e
perciò non possono essere in alcun modo pretese – è scritto
all’articolo 92 del Direttorio – È fatto assoluto divieto di
determinare in modo previo tariffe per i sacramenti per non trasmettere
l’immagine di una Chiesa che non vive in modo evangelico il suo
rapporto con il denaro ed i beni di questo mondo».
Monsignor Pascarella ha inviato nei giorni scorsi la nota, inedita per
la chiesa campana, a tutte le parrocchie della sua diocesi e sottolinea
un aspetto fondamentale: un conto sono le offerte liberamente elargite,
tutt’altra cosa è la contrattazione da commercianti. «I fedeli che
elargiscono un’offerta affinchè la santa messa venga celebrata secondo
la loro intenzione si dimostrano consapevoli dell’esigenza di sostenere
i ministri della Chiesa e le loro opere – spiega il prelato –
Correttamente motivata, tale forma di elargizione è degna di essere
coltivata, mentre da evitare assolutamente è anche la sola apparenza di
contrattazione o di commercio. Allo stesso tempo, però, la disciplina
della Chiesa raccomanda di celebrare la santa messa per le intenzioni
dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche se non vi fosse alcuna
offerta».