Il ristorante è rumoroso? Escluso il danno morale al vicino: la Costituzione non tutela la tranquillità domestica
La vita è dura per chi confina con un ristorante
per banchetti nuziali: mentre gli invitati gozzovigliano rumorosamente,
il vicino non riesce a riposare e addirittura è ricoverato per la
gastrite. Scatta il danno alla salute, ma non quello morale: il
superamento della soglia per le immissioni acustiche non è di per sé
reato e dunque la lesione va provata. Inutile invocare la Costituzione,
che non tutela il diritto alla tranquillità domestica. Lo precisa la
sentenza 5564/10 della Cassazione.
Il caso
La Suprema corte decide nel
merito: confermato per i ristoratori l’obbligo di installare doppi
vetri inamovibili per non disturbare l’abitazione attigua. Ammonta a
450 euro il risarcimento per la lesione alla salute: la gastrite
«latente» del vicino risulta «esacerbata» dal frastuono del banchetto.
Resta da capire, invece, perché sia escluso il risarcimento di 15 mila
euro ciascuno in favore dei due confinanti del ristorante. E la
spiegazione sta nella nuova lettura del danno non patrimoniale
effettuata dagli “ermellini”. Affinché scatti la liquidazione secondo
l’articolo 2059 del codice civile bisogna dimostrare la sussistenza di
un fatto illecito che costituisce reato o la lesione di un valore della
persona tutelato dalla Costituzione. L’originaria citazione dei vicini
non contiene riferimenti all’uno o all’altro elemento (nonostante un
procedimento penale aperto contro i ristoratori): il superamento della
soglia per le immissioni acustiche imposta dalla legge 447/95 configura
solo un illecito amministrativo e, da solo, non integra di per sé il
reato di “disturbo del riposo delle persone”; né può trovare fondamento
nell’articolo 2 della Costituzione il diritto alla tranquillità
domestica.