Il sonno perso non si recupera: il cervello non è mai al top
ROMA
Daniel Cohen del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston
Secondo quanto riferito da Cohen intervistato dall’Ansa, una
Però finora non era chiara la differenza tra gli effetti di una singola
«Dati su animali – rileva Cohen – mostrano che una sostanza chiamata
(14 gennaio) – Un vecchio detto diceva che il sonno perso non si
recupera più. Uno studio scientifico ora viene a dare ragione alla
saggezza popolare: se dormiamo poco (non più di 6 ore a notte) per
molti giorni di seguito, un bel sonno riparatore di 10 ore non basterà
al recupero e non saremo mai al nostro meglio nello svolgere le
attività quotidiane.
ha dimostrato che gli effetti del debito cronico di sonno sono
differenti e più gravi di quelli della perdita di sonno acuta. Secondo
quanto riferito sulla rivista Science Translational Medicine,
il debito cronico di sonno è molto più insidioso per le performance
cognitive perché il recupero è lento e difficile, sempre che sia
possibile del tutto.
spiegazione dell’insidia del debito cronico di sonno potrebbe essere
nel nostro cervello: qui una molecola, l’adenosina, entra in circolo
quando dormiamo poco e se il sonno diventa cronico il segnale inviato
dall’adenosina si fa “assordante” per il cervello e difficilmente
rientra. Siamo tutti superefficienti, scattiamo tra un’attività e
l’altra, dal lavoro alla palestra all’aperitivo con gli amici; anche i
bambini si dimenano tra mille attività scolastiche ed e non, e tutto va
a discapito del nostro rapporto con Morfeo cosicchè tendiamo ad
accumulare un debito cronico di sonno. Dormire è il momento in cui il
cervello fa ordine tra tutte le informazioni inglobate durante il
giorno appena trascorso catalogandole e scremando il superfluo. La
perdita di sonno, inoltre, lede le nostre capacità mnemoniche e di
apprendimento.
notte in bianco e il cronico dormire poco (che è poi l’abitudine che
più caratterizza l’odierna società dell’efficienza). L’esperto ha
confrontato cosa succede restando svegli per 24 ore di seguito e invece
dormendo una media di 5,6 ore a notte per tre settimane. È emerso che
nel primo caso per la maggior parte delle persone basta una dormita di
10 ore per recuperare la notte in bianco, ma che questo non è
sufficiente al recupero del debito cronico. Infatti gli individui in
debito cronico diminuiscono le proprie performance cognitive ora dopo
ora, con un crollo vertiginoso nelle ore serali. «Una precedente
ricerca – spiega Cohen – aveva dimostrato che stare svegli per 24 ore
di seguito equivale a una dose di alcol nel sangue superiore a quella
dei limiti di guida. Invece questo lavoro mostra che un debito cronico
di sonno causa un deterioramento più rapido delle performance per ogni
ora che si resta svegli. Tant’è che il quadro di diminuzione delle
performance di una notte di veglia si amplifica di 10 volte se nelle
due settimane precedenti si è dormito per sole sei ore».
adenosina si accumula nel cervello quando siamo svegli da troppo e
promuove il sonno e che la caffeina blocca l’azione dell’adenosina. Nel
debito cronico di sonno questa sostanza rimane elevata per troppo tempo
nel cervello e ciò provoca l’aumento del numero di recettori per
captarla per cui il segnale dell’adenosina si iperattiva ed è difficile
spegnerlo. Mentre nella perdita di una sola notte di sonno i recettori
non aumentano e basta dormire per 10 ore per ridurre la concentrazione
di adenosina, serve molto più tempo per riportare al livello normale il
numero dei recettori per cui serve molto più tempo per smaltire un
debito cronico di sonno». «Non sappiamo quanto tempo serva per
recuperare un debito cronico – conclude – ma di certo non bastano dei
giorni».