Il Tar: pescatori di Procida possono vendere a Ischia
I pescatori di Procida potranno riprendere la vendita del pescato nel
Comune di Ischia. Il Tar Campania ha accolto il ricorso del Comune di
Procida avverso all’ordinanza 260/09, a firma del sindaco di Ischia,
Giosi Ferrandino, che vietava la vendita del pescato nel territorio
comunale di Ischia Ponte, ai non residenti, e quindi ai pescatori
procidani. Un’usanza dei pescatori della Chiaiolella, la marina
procidana ad un tiro di schioppo dalla zona circostante il Castello
Aragonese. Il sindaco del comune ischitano aveva emesso il
provvedimento, adducendo motivi di ordine pubblico «per il continuo
andirivieni legato al fenomeno della vendita del pescato fresco che
crea intralcio e pericolo per la circolazione sia pedonale che
veicolare». Il Tar ha, per ora, concesso la sospensiva dell’ordinanza
sindacale, riservandosi di entrare nel merito. «Ma è chiaro – come fa
rilevare l’avvocato Luigi Muro, vicesindaco di Procida, – che ha
trovato fondato il nostro ricorso». Fa segnare, dunque, un punto a
favore di Procida, la guerra del pesce fra le due isole. «Una guerra
assurda, alimentata da un’ordinanza razzista – spiega il capitano
Pasquale Sabia, assessore procidano alla Risorsa mare – in quanto le
due comunità hanno avuto e hanno ancora consolidati rapporti
socio-economici. Nel passato – ricorda Sabia – le donne ischitane
venivano a Procida a vendere pomodorini e uva, mentre i procidani
esportavano ad Ischia pomodori e carciofi, oltre al pescato fresco, in
particolare pesce azzurro, «rutunni» e «fragagli». L’avvocato Nicola
Pellecchia, rappresentante procidano della Federpesca, non nasconde la
soddisfazione per il provvedimento del Tar. «Negli ultimi tempi – dice
– come già facevano i loro avi, i pescatori procidani hanno
frequentato, in modo saltuario, la zona di Ischiaponte per vendere,
sulla prua delle barche, il pescato fresco molto apprezzato dai
consumatori ischitani».