Immigrati, permesso soggiorno a punti: quota 30 in tre anni oppure espulsione
ROMA (4
febbraio) – I ministri dell’Interno e del Welfare hanno dato il via
libera al permesso di soggiorno a punti. Roberto Maroni e Maurizio
Sacconi presenteranno presto in Consiglio dei Ministri un decreto in
base al quale i nuovi richiedenti di permesso di soggiorno dovranno
sottoscrivere un accordo per l’ integrazione con una serie di doveri da
adempiere, tra i quali la conoscenza della lingua italiana,
l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, la conoscenza della
Costituzione.
«Proprio oggi – ha spiegato Maroni – abbiamo discusso del regolamento che
prevede la stipula dell’accordo di integrazione al momento del rilascio
del permesso di soggiorno. È la legge sulla sicurezza che parla di
specifici obiettivi da raggiungere (come la conoscenza della lingua
italiana) nel giro di due anni con una valutazione da parte degli
Sportelli unici per l’immigrazione. Se gli obiettivi sono stati
raggiunti verrà concesso il permesso di soggiorno, altrimenti ci sarà
l’espulsione». Secondo Maroni è un sistema «per garantire
l’integrazione: io ti suggerisco le cose da fare per integrarti nella
comunità. Se le fai ti do il permesso di soggiorno, se non le fai
significa che non vuoi integrarti. Lo applicheremo solo ai nuovi
permessi di soggiorno».
Per gli eventuali corsi di lingua e altro, ha detto Maroni, «non chiederemo soldi agli immigrati,
faremo tutto noi, anche per garantire standard uniformi in tutte le
province ed avere tutto sotto controllo». Sacconi ha rilevato che
l’accodo «sottolinea i diritti ed i doveri dell’immigrato: oltre alla
conoscenza della lingua, l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale,
12 anni di educazione di base, trasparenza nei contratti abitativi».
In due anni l’immigrato deve raggiungere 30 punti che gli
vengono assegnati attraverso ‘esamì di lingua, di formazione civica,
ecc. Se commette reati i punti gli vengono tolti. Se dopo i due anni,
non raggiunge i 30 punti, l’immigrato ha un altro anno di tempo per
arrivare al punteggio richiesto; dopo – se sarà sotto i 30 – scatterà
l’espulsione.
Turco: avremo più irregolari. «Il permesso di soggiorno a punti
rappresenterà le forche caudine che ostacoleranno l’integrazione e
favoriranno l’irregolarità – commenta Livia Turco, responsabile
Immigrazione del Partito Democratico – In un Paese come l’Italia dove
per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno occorre aspettare più
di un anno e dove i corsi di lingua e cultura sono gestiti dal
volontariato e dalla Chiesa non è possibile aspettarsi altro. L’Italia
purtroppo non è il Canada: se Maroni e Sacconi vogliono imitare il
Canada o gli altri Paesi che hanno adottato questo tipo di sistema
allora risolvano prima questi problemi e garantiscano tempi certi per i
rinnovi dei permessi e corsi di lingua e cultura forniti dalla scuola
pubblica».
Bressa (Pd): permesso a punti è una lotteria sociale. «Adesso
le follie legislative dei mesi scorsi cominciano a dispiegare i loro
incredibili effetti – dice il capogruppo del Pd nella commissione
Affari costituzionali della Camera, Gianclaudio Bressa – Essere
straniero in Italia vuol dire essere soggetto ad una scandalosa
lotteria sociale i cui giudici imbrogliano in partenza. Siamo il paese
più xenofobo d’Europa. Bel risultato, complimenti a Maroni e a
Sacconi».