Imu, a giugno si paga con le aliquote base poi a dicembre gli aumenti
Il pagamento dell’acconto dell’Imu, il prossimo 18 giugno, sarà calcolato con le aliquote base decise dal governo. Gli aumenti deliberati dai Comuni saranno applicati a conguaglio sul saldo di dicembre. Con un emendamento al decreto fiscale affidato ai relatori, il governo ha confermato la scelta di fare in questo modo chiarezza sui versamenti dopo l’allarme lanciato dai Caf, i centri di assistenza fiscale. Ma il testo presentato ieri in Senato contiene anche un’altra novità, a garanzia delle finanze pubbliche: l’esecutivo si riserva la possibilità di rimettere mano ad aliquote e detrazioni a luglio, una volta verificata l’entità del gettito della prima rata.
La decisione di stabilire per legge una modalità provvisoria per il pagamento di giugno – anticipata dal Messaggero – era a questo punto la più ragionevole: l’avevano prospettata gli stessi Caf in alternativa al rinvio della scadenza, ipotesi che però non è stata presa in considerazione. Si supera così la situazione di incertezza determinata dal fatto che la gran parte dei Comuni, alle prese con la chiusura dei propri bilanci, non hanno ancora deliberato in materia di aliquote; l’incertezza è ulteriormente aumentata con la proroga al 30 settembre della scadenza per questa opzione, già inserita nello stesso decreto fiscale.
In un quadro del genere – lamentava la Consulta dei centri di assistenza – i milioni di utenti dei Caf non avrebbero potuto sbrigare la pratica Imu insieme a quella per il 730, e quindi sarebbero dovuti tornare successivamente rischiando file e disagi. La correzione legislativa, che ora dovrà essere votata e approvata definitivamente con il resto del decreto, scioglie questo nodo; in tempi rapidi arriverà poi anche l’ultimo adempimento necessario, il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che stabilisce il codice tributo da inserire nel versamento via F24.
Concretamente dunque si pagherà la metà della somma ottenuta applicando il 4 per mille sull’abitazione principale e il 7,6 sugli altri immobili. Le aliquote, relativamente alle case, vanno calcolate sulla rendita catastale moltiplicata per 160; dal risultato solo per la prima casa va sottratta la detrazione di 200 euro, incrementata di 50 euro per ciascun figlio residente di età non superiore a 26 anni. A dicembre poi sulla stessa base imponibile saranno applicate le aliquote definitive, che in molti casi saranno più alte, e dal totale dovuto sarà detratto quanto pagato con l’acconto: dunque il secondo versamento risulterà normalmente un po’ più pesante.
Il governo in ogni caso si lascia le mani libere prevedendo la possibilità di ritoccare a luglio aliquote e detrazioni, al di là delle decisioni dei Comuni, con l’obiettivo di assicurare comunque l’ingente gettito previsto, in tutto 21,8 miliardi, di cui 11 aggiuntivi rispetto alla situazione precedente (questi ultimi andranno tutti allo Stato e non ai Comuni). La correzione sulle modalità dell’acconto, per quanto attesa, era solo uno dei nodi da sciogliere in materia di Imu. Sempre attraverso i relatori il governo ha aggiustato alcune delle modifiche già presentate in precedenza. Viene aumentato lo sconto fiscale per il canone di affitto relativo agli immobili storici, mentre a seguito delle pressioni dei sindaci sarà di fatto dimezzato il prelievo su case popolari e altri immobili comunali. Resta aperto il nodo degli immobili in affitto, per i quali Confedilizia ha già anticipato che ci saranno aumenti molto consistenti.
Un’altra modifica proposta dai relatori riguarda un piano straordinario di assunzioni nella Guardia di Finanza, nel triennio 2013-2015, con l’obiettivo di incrementare la lotta all’evasione fiscale. Viste le novità emerse ieri, è stato spostato a stamattina il voto finale sul decreto nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato: il testo passerà poi all’aula nella stessa giornata.