In carcere per 35 anni, scagionato dal Dna
WASHINGTON – Da quando i tribunali hanno accettato le prove del Dna,
246 detenuti innocenti sono stati scarcerati in America. L’amaro record
della durata di detenzione di un innocente lo detiene James Bain, di
Bartow in Florida. Bain è tornato in libertà ieri dopo 35 anni di
carcere: ne aveva 19 quando vi entrò con l’accusa di avere rapito e
violentato un bambino, oggi ne ha 54. Invano il detenuto aveva chiesto
per oltre un decennio di sottoporsi alla prova del Dna, inesistente al
momento della sua condanna. Vi è infine riuscito quest’anno grazie a
«Innocence projet», Progetto innocenza, una combattiva associazione dei
diritti umani che ha ottenuto l’assenso al giudice James Yancey.
«ERRORE IMPERDONABILE» – «Fu un errore imperdonabile – ha detto
ieri il giudice stringendogli la mano -. Buona fortuna». Bain avrà un
risarcimento danni di 1 milione e 750 mila dollari: in base alla legge
della Florida, gli innocenti ricevono 50 mila dollari per ogni anno di
carcere. «Ci avrei rinunciato volentieri in cambio della mia libertà»
ha commentato Bain. L’uomo, che al momento del sequestro del bambino
era casa con la sorella, fu arrestato dalla polizia in base a un
affrettato identikit. La vittima dichiarò di essere stato stuprato da
un giovane con le basette e i baffi, connotati rispondenti a quelli del
detenuto. Non vi fu mai un faccia a faccia tra i due, ma il bambino
pensò di riconoscerlo in una fotografia: «In realtà – ha protestato
l’avvocato Seth Miller, il suo liberatore – la vittima fu spinta a
farlo dalla polizia». Ha ammesso Ed Threadgill, l’ex procuratore della
Florida che lo fece condannare: «Mi rammarico del tragico abbaglio, se
ci fosse stata la prova del Dna lo avremmo evitato».
«NESSUN RANCORE» – Bain, un uomo religioso, ha assicurato di non
serbargli rancore. E’ sbucato dal tribunale con una maglietta con su
scritto «Non colpevole» accolto dagli applausi di un’enorme folla. Ha
espresso il desiderio di completare l’università interrotta e di
acquistare un telefono cellulare: «Non ne ho mai usato uno».
IL PRECEDENTE – Il precedente record di detenzione di un
innocente, 28 anni, apparteneva a Donald Gates, di Akron nell’Ohio,
scarcerato appena cinque giorni fa. Gates fu condannato all’ergastolo
nell’81 per l’assassinio e lo stupro di una ventunenne. Aveva 31 anni,
adesso ne ha 59: «Andai in prigione che ero un giovane e ne esco che
sono un vecchio» ha lamentato. Prima di lui, deteneva il record, 27
anni, Lee Woodward, di Dallas nel Texas, a sua volta falsamente
accusato di omicidio, e liberato nel 2008. Casi come quelli di Bain,
Gates e Woodward stanno diventando sempre più frequenti e incominciano
a fare effetto sulle giurie, che dalle statistiche hanno ridotto le
condanne a morte negli ultimi anni. Il Death penalty information center,
Centro d’informazione sulla pena capitale, un’altra associazione dei
diritti umani, ha riferito che nel 2009 le condanne a morte in America
saranno 106, contro il record del ’94 di 328. Persino il Texas, lo
stato dell’ex presidente Bush, il più spietato, è sceso a 9 condanne da
una media di 34 annue negli Anni novanta. «Le giurie popolari – ha
spiegato il Centro – si rendono conto di potere sbagliare senza la
certezza della prova del DNA. Non vogliono avere la vita di un
innocente sulla loro coscienza». Ma la loro prudenza non riduce le
esecuzioni. Quest’anno esse sono aumentate a 52, da 42 nel 2007 e da 37
nel 2008.