In caso di disastro ambientale è risarcibile il danno morale prodotto ai cittadini
Con una sentenza che sembra chiudere un processo durato oltre 10 anni, la Suprema Corte ha finalmente riconosciuto il diritto dei cittadini ricorrenti al risarcimento del danno morale subito, vale a dire al patema d’animo, alla sofferenza determinata dal timore di aver subito in conseguenza al disastro ambientale, causato da un’industria del luogo, delle ripercussioni sul proprio stato di salute e su quello dei propri familiari, indipendentemente dall’esistenza di un vero e proprio danno biologico.
I giudici della Suprema Corte hanno considerato, in linea con l’ultima pronuncia delle Ss Uu ( sent del 11 novembre 2008 n. 26972) sul danno esistenziale, il danno morale non come autonoma categoria di danno non patrimoniale, bensì come descrizione di un pregiudizio non patrimoniale, risarcibile in quanto conseguenza di un fatto illecito costituente reato .Sotto il profilo probatorio, la Corte ha ritenuto sufficiente una prova per presunzioni, precisando, inoltre, che tale prova per inferenza induttiva non richieda necessariamente che “il fatto ignoto sia l’unico riflesso possibile di un fatto noto, essendo sufficiente la rilevante probabilità del determinarsi dell’uno in conseguenza al verificarsi dell’altro secondo criteri di regolare causalità”.
Il principio di diritto espresso dalla Cassazione in tale pronuncia è destinato a costituire un importantissimo riferimento anche riguardo ad altre ipotesi di responsabilità che dimostra come gli strumenti di tutela a favore degli individui sussistono e che questi vanno attivati allo scopo di rendere la nostra democrazia più giusta e più vicina alle fasce maggiormente esposte ai soprusi.