In coda dal benzinaio low cost «Qui il prezzo è accettabile»
Metà pomeriggio, confini di Milano, via Ripamonti inoltrata, civico 400. Tutti in coda al benzinaio low cost , perché tra andamento del costo del barile e accise, la benzina in questi giorni è alle stelle. Robb de matt , si vocifera alle pompe.
Si sfiorano i due euro al litro, e così ogni obolo risparmiato diventa un obolo guadagnato. Fossero anche soltanto quegli 1,7 centesimi di euro al litro che, ieri, erano lo scarto di prezzo tra il distributore tradizionale più conveniente di Milano (la Esso di via Galvani) e il suo corrispettivo low cost Mirina, appunto, in via Ripamonti: 1,749 per un litro di verde, contro 1,732. Una differenza che sale fino a 13,7 cent al litro se il confronto si fa con i benzinai del centro più cari, come l’Ip di viale Regina Margherita.
Tuttavia, per tanti consumatori che scorrazzano incuranti del saliscendi dei prezzi, ce ne sono altri consapevoli, disposti a lunghi tragitti pur di trattenere nel portafoglio qualche moneta. In primo luogo chi con l’auto ci lavora, macinando chilometri. Tassisti e conducenti delle auto a nolo (Ncc) che spesso gestiscono gli spostamenti in funzione del risparmio sul pieno. Seguiti a ruota dagli impiegati delle reti di noleggio, che verso il benzinaio ci vanno anche 20 volte al giorno per riempire i serbatoi delle vetture da affittare ai clienti.
Nel primo tratto di via Ripamonti s’incontrano tre benzinai. Nonostante il traffico, nessun segnale di assalto alle pompe. Il caos si dirada verso la periferia, per poi aumentare intenso, proprio in prossimità della «pompa bianca». Smog, vetture che intasano la strada nei pressi dello svincolo per l’Ieo di Umberto Veronesi. Intorno, i campi presi di mira la notte da chi bazzica in cerca di prostitute. Si viaggia a passo d’uomo, le auto aspettano il loro turno in piazzola.
Macchie d’olio a terra, pannelli che segnalano gli sconti: «Occhio ai prezzi» recita uno slogan. Un italiano e due immigrati alle pompe, Mauro Guffanti in ufficio: «C’è tanto mercato nel settore. Io ci sono entrato da poco, credo di rimanerci a lungo. Ma basta accise, con l’aumento deciso da Monti, i clienti sono in calo». Altro problema, non bastano le mappe online, i siti prezzibenzina.it e pompebianche.it : la distanza dal centro è ancora una barriera all’ingresso. «Mica posso andare ogni volta fin là» conferma un tassista in stazione Centrale.
Nel Mirina di Ripamonti, i conducenti professionali, ieri, facevano la fila fianco a fianco con quelli che, ogni giorno, quell’«occhio al prezzo» ce lo danno sempre. «Vengo qui perché è di strada – commenta Patrizia, insegnate delle medie – ma anche poiché è un risparmio considerevole». Le fa eco Vincenzo, agente di commercio, 42 anni: «Guardo i prezzi, ma non è che si può sempre scegliere». Prototipo del cliente dei low cost , un po’ pigro, un po’ oculato: niente missioni per spendere meno, ma scelta consapevole tra i distributori di zona. Meno frequenti, gli integralisti. Antonio, 55 anni, lavora all’Agenzia del territorio. Si muove in motorino, attrezzatissimo: «Bisogna guardare i prezzi. Sempre. Sennò questi ti fregano».
La rete delle cosiddette «pompe bianche», in Italia, conta poco più di 1.950 distributori, 315 dei quali «no logo». Il risparmio medio è di 10 centesimi al litro, cinque euro ogni 50 litri. La qualità del carburante è la stessa, perché i depositi e le raffinerie da cui comprano i low cost sono i medesimi dei benzinai griffati delle compagnie petrolifere.
Ma come fanno le «pompe bianche» ad applicare prezzi minori? Niente di più semplice: comprando a prezzi di mercato. I distributori tradizionali, infatti, hanno tariffe imposte dal marchio, che di fatto nel suo distributore è monopolista. Le pompe bianche, invece, vendono a meno perché comprano a meno, oltre ad avere una gestione dei costi più efficiente. Zero promozioni, poca pubblicità. Scelte che, però, escludono qualcuno. Dice Massimiliano: «Vado solo dalla “mia” compagnia. Sa, devo accumulare bollini…».