In ospedale dicono che ha l’ansia, ma muore poco dopo. Autopsia: aorta lesa
ROMA
(22 aprile) – Dissecazione dell’aorta. E’ questa, secondo le prime
indiscrezioni, la causa della morte di Massimo Veno, l’artigiano
napoletano deceduto martedì dopo essere stato curato poche ore prima al pronto soccorso dell’Aurelia Hospital.
Questa mattina è stata effettuata al policlinico Gemelli l’autopsia
disposta dal pm della Procura di Roma Elisabetta Ceniccola e nei
prossimi giorni ci saranno i risultati ufficiali dell’esame. Per ora le
prime indiscrezioni indicano nella dissecazione dell’aorta la causa
della morte. Subito dopo l’autopsia il corpo è stato restituito alla
famiglia e oggi alle 16 si sono svolti i funerali nella chiesa di San
Giuseppe dei Fiorentini di Napoli. Nei prossimi giorni la moglie
Alessandra e il figlio Mattia torneranno a Roma, nell’appartamento di
via Giuseppe Palombini, una strada nei pressi di piazza Irnerio, per
permettere al bambino di terminare la scuola.
Massimo Veno era un artigiano esperto negli impianti elettrici delle piscine.
Tre anni fa decise insieme alla moglie di trasferirsi a Roma per curare
la figlia Alessia alla quale era stata diagnostica una grave forma di
leucemia. La bambina, 12 anni, è morta il 3 aprile dopo le tantissime
cure prestate al Bambino Gesù.
Lunedì, intorno alle 15, Massimo Veno si è sentito male.
L’ambulanza del 118 lo ha portato all’Aurelia hospital in “codice
giallo”. L’uomo aveva riferito dolori al torace, al braccio sinistro e
oppressione allo stomaco. Le analisi cliniche e i diversi
elettrocardiogrammi effettuati al pronto soccorso risultarono però
tutti negativi e il medico che lo aveva in cura, dopo un’ulteriore
visita, ha deciso di dimetterlo alle 19 per “ansia reattiva”. Forse il
medico è stato tradito dal racconto dell’uomo che aveva riferito la
recente scomparsa della figlia ed ha pensato a una crisi di ansia
piuttosto che ad altre malattie. I sintomi della dissecazione
dell’aorta (in pratica la grossa arteria si rompe e la morte
sopraggiunge per emorragia) sono molto simili.
Massimo Veno è quindi tornato a casa ma dopo circa 18 ore è morto,
accasciato sul divano, e sono stati inutili tutti i tentativi per
rianimarlo. Dopo la morte la moglie Alessandra ha presentato una
denuncia, il corpo è stato messo sottosequestro per permettere
l’autospia.
«Non c’è stato un infarto ma se Massimo fosse stato sottoposto ad altri accertamenti ora sarebbe vivo
– dice Antonio Strazzullo, un amico di famiglia -. Non è stata fatta
una vera diagnosi di quei dolori al petto ma solo una indicazione di
ansia reattiva. Da parte nostra non c’è nessuna richiesta di giustizia
sommaria contro una persona, contro quel medico, ma solo il desiderio
di denunciare una morte che poteva essere evitate».