In tre anni benzina a livelli Ue
Una riforma del mercato dei carburanti in quattro punti per allineare
il costo della benzina italiana alla media europea. È la proposta
avanzata da Roberto Sambuco, nominato a luglio Mr Prezzi, alla vigilia
dell’incontro convocato martedì dal ministro per lo Sviluppo economico
per concertare un riforma del sistema. «I prezzi al distributore sono
superiori di 3,5 centesimi/l alla media europea – spiega -. E questo è
dovuto soltanto all’inefficienza della rete di distribuzione italiana».
Dottor Sambuco, qual è la sua ricetta?
Il mercato italiano è caratterizzato da una forma di rendita
alimentata da una rete troppo frammentata che per questo fa fatica a
produrre margini di guadagno. Un’inefficienza che viene scaricata sui
consumatori attraverso i prezzi. Ho studiato a lungo questo mercato e
sono dell’idea che sia necessaria una riforma in quattro punti.
Quali?
Va drasticamente aumentata la presenza del self-service sulla rete
e sollecitata la riduzione del prezzo del carburante per questo
servizio. L’obiettivo può essere raggiunto obbligando le compagnie
petrolifere a dare un contributo pro-litro, ma anche riducendo l’accisa
sul carburante venduto a self-service. E’ necessaria inoltre una
liberalizzazione dell’orario e dei giorni di apertura dei distributori.
Di pari passo serve una liberalizzazione delle licenze affinchè i
distributori possano vendere tabacchi, gioco del lotto, giornali,
diventare bar o veri e propri drugstore. E poi un intervento del
ministero dell’Economia dovrebbe obbligare le compagnie ad allineare i
prezzi dei carburanti, seppure nell’arco di tre anni con target
progressivi da raggiungere, alla media europea dalla quale oggi ci
separano 3,5 centesimi di euro al litro.
Come verrebbe finanziata la riduzione dell’accisa?
Si può attingere dal fondo per la razionalizzazione della rete di
distribuzione, che va però rifinanziato. Si potrebbe destinare a questo
fondo il differenziale tra i prezzi praticati dalle compagnie e il
target di riduzione annuale imposto dal ministero dell’Economia per
adeguarsi alla media europea. Chi non rispetta il provvedimento dovrà
versare il guadagno extra al fondo. Il cui scopo fondamentale, però,
resta quello di incentivare la chiusura dei distributori meno
efficienti.
Manca ancora un quarto punto.
È un aspetto molto importante, che mi piace definire di efficienza
del consumatore. Si potrebbe esportare in tutta la rete stradale
l’esperienza già fatta lungo la rete autostradale. Obbligando i
distributori a esporre un prezzo massimo settimanale del carburante che
deve restare inviariato per sette giorni e sul quale, se vogliono,
possono praticare sconti. Questa misura consentirebbe al consumatore di
avere il tempo per confrontare i prezzi: oggi, invece, questi vengono
aggiornati più volte a settimana o anche in uno stesso giorno. Gli
sconti, poi, sono vere e proprie truffe perchè è impossibile definire
su quale base vengano calcolati.
A cosa serve la liberalizzazione dei distributori?
In Italia ci sono troppi punti vendita: 24 mila, contro 16 mila in
Germania, 14 mila in Francia, 11 mila in Gran Bretagna. E questo
aumenta i costi della logistica, come il trasporto su gomma. I
distributori italiani hanno un venduto medio annuo decisamente
inferiore rispetto alla media Ue (1,5 milioni di litri contro 2,5
milioni). Sono meno profittevoli perchè hanno ancora poco venduto in
self-service (40% della rete contro oltre 90% in Europa), hanno orari
rigidi e vendono solo benzina. Nel resto d’Europa invece sono veri e
propri drugstore, sempre aperti, e la quota del fatturato dovuta alla
benzina è solo una parte. Va inoltre modificato il contratto che oggi
lega le compagnie ai gestori: è un comodato d’uso gratuito che non
impegna il gestore ad alcun obiettivo di efficienza.