Incidente al turista, il campeggio paga: la testimonianza prevale sul certificato del Pronto soccorso
La responsabilità per l’incidente alla piccola
turista è a carico del campeggio, anche se la dinamica del sinistro
descritta dal certificato del Pronto soccorso accredita la versione
fornita dal gestore: sul documento ospedaliero prevale il racconto del
testimone oculare. Alla bambina che è costretta a portare a lungo il
busto dopo la frattura il danno non patrimoniale va risarcito in misura
maggiore al dato delle tabelle del Tribunale. Lo precisa una sentenza
emessa dal tribunale di Rovereto.
L’infortunata è travolta da un
tavolo da ping-pong ripiegato a metà contro il muro (per consentire ai
giocatori di allenarsi da soli). Il referto ospedaliero parla di
«caduta» dal tavolo e il gestore del campeggio lamenta l’omessa
vigilanza dei genitori che avrebbero consentito alla minore un gioco
pericoloso. Il custode della cosa, infatti, deve fornire la prova
liberatoria del caso fortuito mentre al danneggiato basta dimostrare il
nesso fra la cosa e la lesione. Il tavolo non era assicurato al muro
con gli appositi chiavistelli, garantisce un teste. E il fatto che egli
sia un parente della vittima non fa scattare automaticamente
l’inattendibilità. Il certificato dei medici, poi, vale poco: le
notizie raccolte al Pronto soccorso servono ad apprestare le cure del
caso, non a ricostruire i fatti (la madre dell’infortunata che ha
firmato il referto era sotto choc). Infine: nella liquidazione del
danno non patrimoniale confluiscono tutte le conseguenze
pregiudizievoli dell’incidente, comprese quelle psichiche. Il valore
delle tabelle in uso nei Tribunali si riferisce alla media dei casi e
il giudice può ben disporre un adeguamento sulla base di presunzioni
semplici, come nel caso della bambina costretta a portare a lungo il
busto dopo la frattura di tre vertebre.