INCOSTITUZIONALI LE MAGGIORAZIONI SU CARTELLE EQUITALIA?
Le maggiorazioni costantemente inflitte da Equitalia sulle cartelle dei contribuenti potrebbero essere incostituzionali. Il rilevante quesito è stato infatti posto nei giorni scorsi alla Corte Costituzionale dal giudice di pace di Grosseto Adriano Simonetti, come riporta il quotidiano La Nazione.
Il giudice ha pertanto sospeso il giudizio sul procedimento attivato dal proprietario di un
ciclomotore, che aveva ricevuto da Equitalia un’ingiunzione di pagamento per un totale di 2.850 euro. L’importo era stato maggiorato dal fisco perché dalla multa autostradale alla notifica del fisco era trascorso un consistente lasso di tempo, nel quale però il proprietario della moto non aveva ricevuto alcun avviso, anche perché ad essere multato dalla Polizia stradale era stato l’amico cui aveva prestato il mezzo a due ruote.
Lamentando la completa assenza di comunicazioni in merito da parte della
Prefettura, il proprietario ha presentato ricorso al giudice di
pace, il quale però, prima di affrontare la questione nel merito, ha sollevato
un altro dubbio.
Il giudice ritiene infatti che «le maggiorazioni siano in contrasto, in particolare, con i principi di
eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, in quanto per effetto
dell’applicazione in automatico di una sanzione sulla sanzione, il soggetto
tenuto al pagamento di una sanzione amministrativa a suo tempo inflittagli,
soggiace ad un’onerosa imposizione, di natura sostanzialmente parafiscale, che
risulta essere a tutto vantaggio delle casse dell’amministrazione creditrice che,
tra l’altro, può protrarre senza alcun vincolo la sua pretesa» e può quindi
«beneficiare proprio dalla lunghezza della procedura di esazione».
E’ stata pertanto sollevata d’ufficio la questione di legittimità
costituzionale della normativa, nella parte in cui «in caso di ritardo nel
pagamento la somma dovuta è maggiorata di un decimo per ogni semestre»,
ritenendo tale maggiorazione priva di riferimenti «non solo ai tassi correnti
di mercato ma anche a quelli previsti in materia tributaria».
Ma c’è di più, perché – spiega ancora il giudice Simonetti – non viene neppure imposto
uno specifico termine di decadenza per iscrivere a ruolo un credito, con la
conseguenza che «il debitore viene gravato, per effetto
del protrarsi della procedura di esazione attivata nei suoi confronti, di un
incremento della sanzione originaria di entità eccessiva in termini economici,
la cui quantificazione dipende dai diversi tempi burocratici che i creditori
impiegano per trasmettere al concessionario il dettaglio degli importi».
Ora il quesito pende dinanzi alla Consulta. E nel frattempo il pagamento è stato bloccato.