Inps: nel 2009 cassintegrazione + 311% Tremonti: priorità allo Stato sociale
ROMA (7
gennaio) – Nel giorno in cui il ministro dell’Economia, Giulio
Tremonti, parla di riforma fiscale («è possibile, ma servono prudenza e
grande consenso»), arrivano dall’Inps arrivano i dati relativi alla
cassa integrazione: + 311% nel 2009, + 230% a dicembre rispetto a
dicembre 2008.
Nel 2009 sono state autorizzate dall’Inps 918 milioni di ore di cassa
integrazione con un aumento del 311,4% rispetto ai 223 milioni del
2008. I dati riferiti a cassa integrazione ordinaria, straordinaria e
in deroga sono stati diffusi dall’Inps in una nota nella quale si
sottolinea che «le risorse messe in campo sono state almeno il triplo
di quelle realmente utilizzate». A dicembre sono state autorizzate nel
complesso 101 milioni di ore di cassa integrazione, con un aumento del
2,24% rispetto a novembre e un incremento del 230,6% rispetto ai 30
milioni di ore autorizzati a dicembre 2008. L’Inps sottolinea che quasi
un quarto delle richieste arriva da una platea che lo scorso anno non
poteva accedere ai benefici.
Frena la cig ordinaria, sale quella straordinaria. L’istituto di
previdenza Inps sottolinea che si conferma la frenata delle richieste
di cassa integrazione ordinaria (cigo) con 50 milioni di ore
autorizzate a dicembre e un calo del 2,27% rispetto a novembre, mentre
crescono le domande di cassa integrazione straordinaria (29,5 milioni
di ore e un aumento del 10%) e quelle per la cassa integrazione in
deroga, strumento che l’anno scorso non era disponibile (22,3 milioni
di ore a dicembre e un aumento su novembre del 3,2%). «Quasi un quarto
delle richieste di cassa integrazione sono riferite a una platea di
aziende e di lavoratori che nel 2008 non avevano diritto allo strumento
– dice il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua – La cig in deroga
ha esteso le tutele al mercato del lavoro, ma continua a rendere
difficile il confronto con l’anno precedente».
Sacconi: risorse per la cig sufficienti per il 2010, ma ora serve formazione. «I
dati consuntivi sull’impiego della cassa integrazione nel difficile
2009 confermano l’abbondanza delle risorse messe a disposizione che si
dimostrano pertanto più che sufficienti a coprire i fabbisogni del
nuovo anno»: così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, commenta i
dati dell’Inps, aggiungendo però che «ora è il tempo di collegare
davvero il sostegno al reddito con una formazione utile a sviluppare le
competenze dei lavoratori costretti all’inattività».
Damiano: governo intervenga, nelle aziende situazioni esplosive. «Si
tratta di una cifra impressionante. E’ come se oltre 440 mila
lavoratori fossero scomparsi per un anno intero dal sistema – commenta
il capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera, Cesare
Damiano – Il Pd è pronto con le sue proposte, ad un confronto con il
governo sui temi dell’emergenza sociale ed economica. Ma è facile
immaginare che, a causa dell’utilizzo frazionato della cassa
integrazione e dei relativi scorrimenti di orario, sia stato coinvolto
circa un milione di lavoratori nel corso del 2009, senza contare coloro
che non hanno protezione sociale di sorta o che sono stati
silenziosamente licenziati: penso ai lavoratori a progetto, ai
contratti a termine e al lavoro dipendente mascherato da partita Iva».
Damiano chiede quindi che il governo metta «al primo posto dell’agenda
politica i temi dell’occupazione, dello sviluppo e della riforma degli
ammortizzatori sociali» e che si affrontino «in modo tempestivo e
adeguato» le situazioni aziendali che altrimenti «potrebbero diventare
esplosive».
Cgil: l’occupazione vera emergenza. «Il forte ricorso alla cassa
integrazione straordinaria, e a quella in deroga, dimostra come la
crisi produttiva continui ad incidere pesantemente sui lavoratori e che
la vera emergenza per il Paese rimane l’occupazione – dice la
segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso – L’aumento delle
ore di cigs mentre cala il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, è
dovuto all’esaurirsi delle 52 settimane di cigo con tutti gli effetti
che ne conseguono. Mentre il governo continua ad ignorarla, la realtà
emerge in tutta la sua durezza e ci dimostra, ancora una volta, che è
più che mai fondamentale intervenire da una parte sui redditi da lavoro
e da pensione e dall’altra per ridare al paese una missione
produttiva».
Cisl: investire in politiche attive. «L’utilizzo di cassa
integrazione – dice Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl
– i contratti di solidarietà, l’estensione ai settori non coperti con
la Cig in deroga hanno certamente contribuito ad arginare gli effetti
occupazionali della crisi economica, ma ora è necessario passare ad una
nuova fase. L’aumento delle domande di disoccupazione, pur contenuto,
ci fa comprendere come sia necessario investire in politiche attive e
nei servizi per il lavoro. Al tempo stesso è necessario prorogare gli
ammortizzatori sociali».
Tremonti: alla sinistra resta solo la lotta ad personam. Alla
sinistra italiana resta solo la lotta ad personam e «se si preoccupa di
rimettere in piedi una coalizione contro una persona fallirà ancora una
volta». Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in un’intervista al
Messaggero, dice che «dal ’94 il contrasto a Berlusconi si è incentrato
su un doppio anti: anti-Berlusconi e anti-berlusconismo». Da un lato
un’opposizione di tipo personale, «rivolta verso una figura politica
moderna» e dall’altro un’opposizione ad un modello politico «che la
sinistra rappresentava in termini sistematicamente negativi. Il punto
politico fondamentale – dice Tremonti – è che nel pensiero politico
prima di Forza Italia e poi del Pdl si è registrata una maturazione
profonda derivata dalla analisi del mutamento della realta». Secondo
Tremonti il governo Berlusconi ha fatto «una politica opposta alle
aspettative caricaturali della sinistra. Avendo avuto la fortuna di
aver previsto in anticipo la crisi, la priorità è andata alla
conservazione dello Stato sociale». Tremonti fa un’analisi più
allargata e sottolinea come in Europa «non trovi più la sinistra» e
«dove è al governo, è in crisi» e conclude: «Se il futuro della
sinistra italiana si concentra sull’assemblaggio di una coalizione per
battere Berlusconi nel 2013 e non sulla costruzione di idee autonome
alla dialettica contra personam è una via che porta ad una nuova, anzi,
alla stessa sconfitta».
«Riforma fiscale, serve prudenza e consenso». «Una riforma
fiscale è una cosa complessa e servono insieme alla determinazione
politica e all’ottimismo sempre necessario anche una grande prudenza e
un grande consenso» dice Tremonti, che nell’intervista tocca anche il
nodo della riforma fiscale, «per la quale non possiamo fare errori
perché bisogna tener conto di vincoli come il debito pubblico e di
passaggi delicati come l’arrivo del federalismo fiscale. Una riforma
fiscale non è una manovra elettorale, non è neppure una manovra
finanziaria, è qualcosa di enormemente più complesso. E’ una sfida che
Silvio Berlusconi ha lanciato già nel ’94. Il discorso che abbiamo
fatto col premier è che noi abbiamo un sistema fiscale che è stato
disegnato negli anni 60, messo in legge negli anni 70 e poi per 40 anni
infinitamente rattoppato. E’ diventato un labirinto. Abbiamo una
infinita quantità di regimi fiscali che non corrispondono alla facoltà
di comprensione della mente umana. Il fisco italiano riflette più la
realtà dell’Italia. Con Berlusconi siamo convinti che non si può
entrare nel nuovo secolo con gli strumenti di cinquant’anni fa.
Tuttavia abbiamo una serie di vincoli, a partire dal debito pubblico.
Sappiamo che non possiamo fare errori, e dobbiamo tra l’altro combinare
la riforma fiscale con il federalismo fiscale. E’ un meccanismo ad alta
complessità».
Della Vedova: bisogna tagliare la pressione fiscale. «Nel
cantiere delle riforme, affrontare la questione fiscale non è un
rischio, ma una necessità – dice Benedetto Della Vedova, deputato del
Pdl – L’Italia non ha solo bisogno di una riforma del sistema fiscale,
ma, innanzitutto, di una minore pressione fiscale. Non penso che questo
problema possa essere a lungo accantonato, senza pregiudicare il
dinamismo economico di un Paese, che, negli ultimi anni, quando è
cresciuto, lo ha fatto in misura inferiore a quella dei concorrenti
europei, perché gravato da un mercato del lavoro disuguale, da un
welfare inefficiente e da un potentissimo disincentivo fiscale al
lavoro e all’investimento produttivo. Non si tratta di fare rivoluzioni
o fughe in avanti, ma di iniziare a tagliare le tasse e la spesa
pubblica. E, come scritto nel programma del Pdl, ad aggredire il debito
pubblicocon un piano di valorizzazione e di cessione dell’attivo dello
Stato».
Mura: Tremonti incensa le politiche sociali, ma la realtà è diversa. «E’
probabile che il ministro Tremonti, che certamente è geniale, abbia
fatto riferimento ad una realtà che vede solo lui quando incensa le
politiche sociali del governo – dice la deputata dell’Idv, Silvana
Mura, commentando l’intervista del ministro al Messaggero – Le
politiche sociali messe in atto dall’Esecutivo, infatti, sono il punto
drammaticamente debole di questo governo, e per rendersene conto basta
scorrere le tabelle delle sue Finanziarie, dove ricorre uno spietato
segno meno rispetto ai fondi stanziati. Il governo Berlusconi stanzia
un barca di soldi per il nucleare, per l’ Afghanistan, ma non fa nulla
per le famiglie, per i pensionati al minimo che vedranno diminuire di
un paio di euro le loro già magre pensioni e per le fasce sociali più
deboli».
Bonaiuti: riforma sì, ma non taglio delle tasse. «Lo diciamo da
anni. Sappiamo che il reddito fisso è il piu tassato. Però per fare
questo occorrono i tempi giusti e i momenti giusti, ma non immaginate
che la riforma sia il taglio»: lo ha detto Paolo Bonaiuti,
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, intervenendo a
Rainews24, a proposito della riforma del fisco. «Il fisco attuale
risale al 1971, a una legge delega del 1971 – aggiunge Bonaiuti – E’ un
fisco elaborato alla fine degli anni 60 e teneva conto del mercato
comune europeo e non dell’Unione europea, quando c’erano le grandi
aziende come la Fiat o la Olivetti che sostenevano città come Torino o
Ivrea e non c’erano i sei-sette milioni di piccole e medie imprese che
costituiscono il tessuto italiano; quando non c’erano i cellulari o
Internet. E’ chiaro che bisogna arrivare a una riforma, ma non si può
immaginare che si faccia in un momento. La notizia è che intendiamo
riformare il fisco – dice Bonaiuti riferendosi alla telefonata fatta ieri da Berlusconi
agli europarlamentari del Pdl – Esce un’agenzia che parla di taglio
delle tasse, la correggiamo e inizia il solito balletto. Una delle
tante riforme è quella fiscale. Per fare le riforme ci rivolgiamo, in
un clima costruttivo di dialogo, alla sinistra riformista. Ieri, ho
detto che se c’è, Bersani batta un colpo. Ancora una risposta non la
abbiamo avuta. Sulle riforme abbiamo lanciato un invito al dialogo, ma
finora non c’è stata risposta».