INQUINAMENTO IN CITTÀ
Le agenzie ambientali pubblicano ogni
giorno i dati di qualità dell’aria urbana.
Ma i cittadini stentano a capire quali
sono i rischi reali e come difendersi.
Strade e motori, gioie e dolori.
Vivere in città, si sa,
comporta tanti disagi, molti dei
quali provocati dall’intenso traf-
fi co automobilistico. Il via vai di
auto e motorini è almeno in parte
all’origine dell’elevata concentrazione
di inquinanti che respiriamo
ogni giorno. La qualità dell’aria
è monitorata costantemente,
perché la presenza di inquinanti
è uno dei pericoli maggiori per la
salute dei cittadini, oltre a infi erire
sull’ambiente. Un recente studio
realizzato in 15 città italiane
(denominato Misa-2) ha concluso
che applicando limiti più restrittivi
agli inquinanti atmosferici,
come quelli fi ssati dalle direttive
europee per il 2010, ad oggi si sarebbero
potuti evitare circa 900
decessi per le polveri fi ni e 1.400
morti per il biossido di azoto, due
tra i veleni più temuti e rilevati
di frequente nelle nostre città. Lo
studio italiano, in particolare, ha
osservato un aumento della mortalità
giornaliera per cause naturali
associato alla crescita delle
concentrazioni di inquinanti come
NO2, CO e PM10.
All’atmosfera di perenne allarmismo
(ormai cronico, non più
legato solo a picchi stagionali),
che aleggia nelle principali città,
ci si è abituati. La costante minaccia
dello smog provoca demotivazione
verso scelte individuali
che possono migliorare la qualità
dell’aria, come per esempio
abbandonare il mezzo privato. I
cittadini hanno la percezione che
non ci siano alternative alla malsana
vita in città. Non è così vero,
e in ogni caso è inutile sottrarsi
alla consapevolezza di quali sono
i reali rischi della convivenza cronica
con gli inquinanti e quali le
possibili soluzioni. Ecco le risposte
ai dubbi più comuni.
1 Chi interviene rispetto
all’inquinamento?
Il sindaco è il responsabile della
salute pubblica dei cittadini.
A lui spetta intervenire quando
lo smog supera per troppi giorni
consecutivi i limiti di guardia,
mettendo a repentaglio la salute
della cittadinanza. Generalmente
l’inquinamento supera i
confi ni comunali, quindi spetta
alle Regione il compito di identifi
care le aree critiche e redigere
piani di intervento. Spetta invece
alle Agenzie regionali per l’ambiente
(Arpa) rilevare e fornire i
dati di qualità dell’aria, rendendoli
pubblici alla cittadinanza.
I dati emersi dalle centraline di
rilevamento della qualità dell’aria
sono raccolti dall’Apat, l’agenzia
che opera a livello nazionale, e in
caso di superamento dei limiti sono
trasmessi anche al ministero
dell’Ambiente. Quest’ultimo deve
comunicare i superamenti delle
soglie di allarme direttamente
alla Commissione europea, che
potrà stabilire eventuali sanzioni
se le direttive comunitarie non
sono rispettate.
2 I cittadini sono
abbastanza informati?
Uno dei compiti delle agenzie
ambientali è diffondere le informazioni
sullo stato della qualità
dell’aria. Le principali Arpa emettono
giornalmente i bollettini
Quello che
le centraline
non dicono
I principali veleni dell’aria
Monossido
di carbonio (CO)
È un gas incolore e inodore molto
tossico, prodotto dagli scarichi automobilistici
e quindi diffuso nelle grandi
città a maggiore traffi co. A basse
concentrazioni provoca emicrania,
debolezza, giramenti di testa; ad alte
concentrazioni il gas è letale.
Benzene
Il benzene è una sostanza molto in-
fi ammabile, ma soprattutto è un pericoloso
cancerogeno per l’uomo. Ha
un odore pungente e dolciastro.
Esposizioni a lungo termine e a concentrazioni
basse possono danneggiare
il midollo osseo e interferire con
i meccanismi di produzione del sangue;
l’esposizione acuta può provocare
sonnolenza, giramenti di testa,
perdita di coscienza e morte.
25 Altroconsumo 190 ı Febbraio 2006
gli impianti di riscaldamento sono
responsabili di circa il 30% delle
emissioni di particolato, ma in
molte aree metropolitane i livelli
di polveri sono ben al di sopra dei
limiti di legge anche in periodi
dell’anno in cui gli impianti di
riscaldamento sono spenti. 4 Chi misura lo smog?
Gli inquinanti sono misurati
ogni giorno attraverso reti di monitoraggio.
In ogni città esistono
apposite centraline di rilevamento
che catturano la presenza di
monossido di carbonio, di ozono,
di polveri sottili, di ossidi di
azoto e di benzene: i principali
ingredienti dello smog in città.
È proprio sulla base dei dati rilevati
dalle centraline, quando i
veleni superano per giorni i limiti
massimi previsti, che le amministrazioni
locali adottano provvedimenti
per migliorare la qualità
dell’aria, per esempio il blocco
del traffi co o la circolazione a targhe
alterne. Purtroppo in alcune
città l’aria è satura di inquinanti
la maggior parte dell’anno e le
iniziative antitraffi co si rivelano
provvedimenti deboli.
5 Il particolato è uguale
in tutte le città?
No. L’unico elemento comune,
purtroppo, è che il particolato fi ne
si trova in diverse concentrazioni
quasi ovunque in ogni città.
Studi hanno dimostrato che le
polveri fi ni sono una complessa
combinazione di numerosi inquinanti,
aggregati in particelle
fi nissime. Sono tantissime le sostanze
chimiche che si trovano
in una particella di polveri fi ni:
sabbia, ceneri, polveri, fuliggine,
sostanze silicee, sostanze vegetali,
composti metallici, fi bre tessili
naturali e artifi ciali, sali, carbonio
o piombo.
Alcune ricerche hanno evidenziato
che ogni città ha uno specifi co
particolato. Per esempio in alcune
regioni meridionali (come Sicilia
e Puglia), ma anche in Liguria,
le polveri sono costituite in gran
parte da silice delle sabbie desertiche,
trasportate dal vento attraverso
il Mediterraneo.
6 Quante centraline
servono?
Per monitorare la qualità dell’aria
non serve un numero molto elevato
di stazioni. Rispetto ai primi
anni ‘90, quando sono diventate
operative le reti di monitoraggio
della qualità dell’aria, grazie anche
alle serie di dati acquisiti e
archiviati, le reti funzionano con
un minor numero di centraline
e con sistemi di campionamensulla
qualità dell’aria del giorno
prima. I bollettini sono poi resi
pubblici dalle amministrazioni
comunali, provinciali e regionali.
Ciò non avviene in modo omogeneo
in tutto il Paese; ogni Regione
possiede risorse diverse e il livello
di informazione disponibile
è molto variabile. Grazie all’Apat,
l’agenzia centrale che raccoglie i
dati in arrivo dalle agenzie locali,
è disponibile un elenco dei siti
regione per regione (lo trovate su
www.apat.it). In quelle con maggiori
problemi di inquinamento
(come Lombardia, Emilia Romagna,
Piemonte, Veneto, Lazio e
Campania) l’offerta di informazioni
al pubblico è generalmente
migliore. Meno brillante l’offerta
delle agenzie di Liguria e Sardegna,
per esempio. 3 È colpa degli impianti
di riscaldamento?
A volte si tende ad attribuire buona
parte delle emissioni inquinanti
agli impianti di riscaldamento
o alle industrie. La qualità
dell’aria, però, non è scarsa solo
in inverno. Alcuni inquinanti
prodotti dal traffi co (come NOx
e benzene, per esempio) sono le
principali cause dell’aumento dei
livelli di ozono nel periodo estivo.
È vero comunque che in inverno
Ossidi di azoto (NOx)
Gli NOx sono tra le principali cause delle piogge acide. Comprendono il monossido di azoto (NO)
e il biossido di azoto (NO2). Quest’ultimo è un gas tossico, di colore giallo-rosso, quello tipico
delle foschie che ricoprono le grandi città. Il biossido di azoto è persistente, tende a rimanere
nell’aria dove viene prodotto, si sposta solo grazie al vento.
Gli effetti acuti comprendono l’infi ammazione delle mucose e la diminuzione della funzionalità
polmonare. Tra gli effetti cronici ci sono l’aumento delle malattie respiratorie, infezioni polmonari
batteriche e virali. I soggetti maggiormente a rischio sono gli asmatici e i bambini.
Biossido di zolfo (SO2)
È un gas incolore, dall’odore pungente e irritante. È prodotto soprattutto
da impianti termici e industriali e dai veicoli diesel.
Gli effetti acuti di un’esposizione ad alti livelli di biossido di zolfo
sono irritazione degli occhi e delle prime vie aeree. L’esposizione
di lungo periodo può alterare la funzionalità polmonare e aggravare
bronchiti croniche, asma ed enfi sema.
Particolato (PM)
Il particolato, ovvero le polveri prodotte dallo smog, è suddiviso in classi in base al diametro delle particelle (PM10, PM2,5). È composto da
numerose sostanze. Sono la prima causa di provvedimenti di emergenza per la tutela della salute dei cittadini. Il PM2,5 (quello con diametro
inferiore ai 2,5 micron) è il più temuto, perché penetra in profondità nell’apparato respiratorio. Sembra che sia questa frazione più fi ne a contenere
i composti più pericolosi, come gli idrocarburi policiclici aromatici.
Ozono (O3)
L’ozono è un gas tossico di colore bluastro, particolarmente insidioso.
È prodotto in seguito a varie reazioni chimiche in presenza della
luce del sole a partire da altri inquinanti, in modo particolare dal
biossido di azoto. Gli effetti di un’eccessiva esposizione all’ozono
sono soprattutto disturbi all’apparato respiratorio e agli occhi.
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to più razionali. La misura in
un punto può essere rappresentativa
anche di aree molto vaste.
Il decreto ministeriale n. 60 del
02/04/2002 defi nisce il numero
di stazioni necessarie per la misurazione
degli ossidi di azoto e
di zolfo (quelli che sui giornali
trovate indicati con le sigle NOx
e SO2), delle polveri sottili (PM10),
piombo (Pb), benzene e monossido
di carbonio (CO), mentre
il decreto legislativo n. 183 del
21/05/04 lo stabilisce per l’ozono
(O3). Il numero minimo di
stazioni di rilevamento per ciascuna
zona dipende anche dalla
densità della popolazione. L’Arpa
individua la collocazione ideale
per la migliore rappresentatività
delle centraline. Il rispetto di tali
criteri dovrebbe assicurare una
valutazione della qualità dell’aria
suffi ciente per la protezione della
salute e dell’ambiente.
7 Perché a volte le piccole
città sono più
inquinate delle metropoli?
Il traffi co è ritenuto responsabile
del 70-80% delle emissioni
inquinanti in città, ma questa
stima è generica perché il livello
di inquinamento varia molto da
città a città per diversi motivi.
■ L’equazione più auto, più
smog non è sempre vera. La concentrazione
degli inquinanti dipende
anche dalla conformazione
della città e del territorio, dalle
correnti d’aria, dal clima, dalle
altre fonti di emissione, come il
riscaldamento o gli impianti industriali
(si pensi ai grandi insediamenti
di Livorno, Marghera,
Genova o Taranto).
■ Anche il posizionamento
delle centraline ha un ruolo importante
nel registrare i valori di
inquinamento. I dati rilevati in
città piccole e con traffi co normale
possono risultare peggiori
di quelli di una metropoli se le
centraline si trovano in zone molto
traffi cate rispetto ai luoghi di
monitoraggio della grande città.
8 Perché si limita la
circolazione ad auto
e moto non catalizzate?
In realtà sono soprattutto i veicoli
diesel e la combustione di gasolio
e di olio combustibile (quindi
caldaie, vecchi autobus, mezzi pesanti)
a emettere più particolato,
frutto delle emissioni di scarico.
I blocchi della circolazione, però,
riguardano quasi unicamente auto
e moto non catalizzate. Vietare
o limitare la circolazione ai veicoli
diesel signifi ca colpire il trasporto
commerciale e quello pubblico,
strategia che in generale le amministrazioni
preferiscono evitare.
Limitando la circolazione dei
mezzi privati più vecchi si penalizza
un numero ridotto di cittadini
(il provvedimento risulta
meno impopolare) e al contempo
si cerca di sensibilizzare gli automobilisti
a usare meno l’auto e,
per chi può permetterselo, a rinnovare
il parco auto.
Negli ultimi anni sono comparse
sul mercato automobili diesel con
fi ltri anti-particolato, che riducono
le emissioni di polveri fi ni. Alcune
amministrazioni consentono
la circolazione ai diesel dotati di
questi fi ltri anche durante i giorni
di particolare smog. Per quanto
questo possa essere un rimedio ef-
fi cace, confi dare solo nelle nuove
tecnologie non è una politica adeguata
alla lotta all’inquinamento.
Le emissioni devono essere ridotte
con la prevenzione e attraverso
strategie di mobilità alternative ai
veicoli a motore e al trasporto individuale.
Migliorare il trasporto
pubblico, favorire l’uso della bicicletta
e ridurre l’accesso dei mezzi
pesanti in città sono solo alcune
delle possibili alternative.
9 Ci si può proteggere
dall’inquinamento?
Per quanto è possibile, evitando
le aree più traffi cate nelle ore di
punta. Un recente studio inglese
(Centre of Environmental Policy, Imperial
College – Londra) ha dimostrato
che per non essere esposti a
picchi elevati di inquinanti basta
percorrere una scorciatoia attraverso
una zona pedonale o una via
laterale a minor traffi co, anche in
una metropoli come Londra. Anche
solo camminare vicino agli
edifi ci, invece che sul lato strada
di un marciapiede, secondo
lo studio può esporci al 20% in
meno di inquinanti.
Un altro rimedio effi cace è usare
poco l’automobile: la qualità dell’aria
nell’abitacolo è quasi sempre
peggiore di quella esterna, perché
al chiuso gli inquinanti tendono
a concentrarsi e a combinarsi con
altre sostanze presenti nell’auto
(ad esempio quelle rilasciate da
sedili, cruscotto, deodoranti per
abitacolo e fumo di tabacco).
Una nostra inchiesta sull’esposizione
al benzene (AC 178, gennaio
2005) ha rivelato che chi prende
i mezzi pubblici è esposto a dosi
molto minori di benzene rispetto
a chi, per esempio, si muove in
automobile o in motorino.
10 Serve usare
le mascherine?
Dal nostro test comparativo sulle
mascherine (su ST n. 43, aprile
2003) è emerso che solo alcune
mascherine usa e getta offrono
qualche garanzia di protezione
dalle polveri fi ni. Le più effi caci,
e anche le più care, sono quelle
che riportano la classe FFP3 e che
hanno la garanzia di un ente di
certifi cazione. Le comuni mascherine
in tessuto leggero danno solo
la falsa sicurezza di proteggersi
dalle emissioni inquinanti.
Un grave danno sociale
L’inquinamento atmosferico è da tempo un’emergenza
sanitaria, con costi sociali e sanitari altissimi.
La cosa ormai è nota, ma i cittadini non trovano
risposte a molti dubbi e paure sull’inquinamento.
In queste pagine abbiamo cercato di rispondere alle
domande più comuni dei consumatori, giunte anche
attraverso segnalazione dei nostri soci.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la
cattiva qualità dell’aria responsabile dell’aumento di molte
malattie croniche, che costano enormemente ai sistemi
sanitari dei vari paesi in termini economici, di cure, di
ricoveri e di giorni di lavoro persi.
La prevenzione è diventata indispensabile sia a livello
individuale (limitando l’uso di auto e moto) sia a livello
collettivo (attraverso nuove politiche di mobilità e applicando
sanzioni adeguate). Su questi dati le autorità
smettano di rifl ettere e adottino piani di risanamento
concreti e immediati.