INTERNET. Commissione Ue contro restrizioni del sito Itunes
BRUXELLES. La Commissione europea prende di mira il gigante Usa dell’informatica Apple e alcune tra le principali case discografiche del mondo: gli accordi siglati tra queste società per la vendita di musica online impongono restrizioni territoriali ai consumatori, violando quindi la legislazione comunitaria. L’Antitrust Ue ha confermato oggi di avere inviato alle parti una dichiarazione di addebiti, primo passo della procedura di infrazione, in cui si mette sotto accusa in effetti l’accordo tra la societa’ statunitense e le aziende del settore musicali per cui i consumatori possono acquistare musica solo nei negozi online del proprio paese di residenza. il sito di musica online iTunes della Apple e gli accordi tra il colosso Usa e le case discografiche per la vendita dei brani musicali.
I consumatori, si legge in un comunicato diffuso oggi, possono acquistare i brani musicali solo dal negozio online iTunes nel loro Paese di residenza. Per questo, prosegue la nota, le scelte dei consumatori relative al luogo in cui acquistano la musica sono soggette a ”restrizioni”. Quindi, osserva l’Antitrust, questa politica condiziona l’offerta e il prezzo della musica disponibile in un determinato mercato.
Bruxelles non ha rivelato i nomi della case discografiche, ma secondo il Financial Times – che ha anticipato oggi la notizia – tra queste ci sarebbero Universal, Warner, Emi e Sony Bmg. Le societa’ hanno adesso due mesi per rispondere alla Commissione Ue.
Un esposto dell’associazione dei consumatori nel Regno Unito ha fatto scattare l’indagine della Commissione Ue. L’esposto, ha spiegato Jonathan Todd, il portavoce della Commissaria Ue alla Concorrenza Neelie Kroes, risale a due anni fa ed è stato inviato alle autorità britanniche, che lo hanno inoltrato alla Commissione europea.
Tre fattori principali alla base della decisione di Bruxelles: anzitutto, perché i ”consumatori possono comprare musica solo da un ‘negozio’ iTunes nel loro Paese di residenza”. C’è poi la questione della differenza di prezzo dei singoli brani tra un Paese e un altro, ha aggiunto, oltre al ”fatto che non si possono acquistare gli stessi brani musicali in tutti i negozi iTunes”. Queste sono ”pratiche restrittive che violano l’Articolo 81 del Trattato comunitario ha commentato il portavoce -. Quindi, noi vorremmo che tutti i consumatori di tutta Europa abbiano l’opportunita’ di acquistare tutti i brani musicali che vogliono, al prezzo che vogliono e da qualsiasi ‘negozio’ di iTunes”.
Infatti iTunes verifica il paese di residenza attraverso i dettagli della carta di credito. Ad esempio per acquistare il diritto di scaricare musica dal punto vendita online del Belgio, il consumatore deve usare una carta di credito emessa da una banca con una sede in Belgio. Todd ha quindi fornito qualche esempio sulle differenze di prezzo dei brani musicali. Nella zona dell’euro, ha detto, iTunes offre i brani musicali ”a 99 centesimi l’uno, ma nel Regno Unito ogni brano costa l’equivalente di circa 1,17 euro, quindi il 18 per cento in piu’ rispetto alla zona dell’euro, mentre in Danimarca costa circa l’otto per cento in piu’ al cambio attuale”.
I consumatori, quindi, ”non possono scegliere il miglior prezzo e questo è il problema”, ha sottolineato Todd. ”Il fatto che i consumatori non possano comprare lo stesso brano musicale allo stesso prezzo e in alcuni casi che non possano affatto acquistare lo stesso brano è un problema per la commissione ha ribadito -. Secondo noi, questa è una pratica restrittiva”. Attualmente, ha ricordato Todd, iTunes è presente in 15 stati membri dell’Ue.
Ma Apple replica alle accuse della Commissione europea e nega di aver infranto la normativa Ue sulla concorrenza. “Non crediamo che Apple abbia fatto nulla per violare la legge europea – si legge in una nota della società -. Continueremo a lavorare con la Ue per risolvere la questione. “Apple – replica la società – ha sempre voluto proporre un punto vendita iTunes unico, paneuropeo e accessibile a tutti da ogni stato membro, ma siamo stati avvertiti dalle case discografiche e dagli editori che c’erano certi limiti legali ai diritti che potevano garantirci”.
Dopo aver ricevuto questi documenti, le società hanno due mesi per difendersi per iscritto. Possono anche chiedere alla Commissione di ascoltare la loro difesa in un’udienza pubblica, che solitamente ha luogo un mese dopo che la risposta scritta è stata ricevuta.