Irpef, stangata record in Campania a gennaio buste paga più leggere
Arrivano sul cedolino dello stipendio o della pensione i primi effetti
della manovra per il pareggio di bilancio approvata alla fine dello
scorso anno. Scatta infatti con la mensilità di gennaio l’incremento
dell’addizionale regionale Irpef deciso dal governo.
Un ritocco secco che porta l’aliquota di base dallo 0,9 all’1,33 per
cento, in tutte le Regioni, per una maggiore imposta complessiva pari a
circa 2,2 miliardi. Questi soldi rappresentano un risparmio per lo Stato
centrale (che rimpiazza così una parte del proprio finanziamento al
sistema sanitario nazionale) ma non un incremento delle risorse
disponibili per gli enti locali: fanno parte insomma dello sforzo
nazionale per il risanamento dei conti.
Eppure, se sulla carta la misura dell’aumento è uguale ovunque, gli
effetti pratici sono a volte differenziati, perché si incrociano con
quelli delle manovre disposte dalle Regioni. Nel Lazio ad esempio, la
decisione del governo si applica nell’anno in cui la Regione era
riuscita a disinnescare, con le prime azioni di risanamento, la
specifica maggiorazione Irpef per le Regioni in grave deficit sanitario:
dunque da una parte c’è una riduzione dello 0,30 per cento, dall’altra
un incremento dello 0,33, con un effetto netto pari a +0,03 per cento,
di fatto vicino allo zero.
In tre Regioni però, che a differenza del Lazio non sono riuscite a
dimostrare miglioramenti in materia sanitaria, le due percentuali si
sommano, portando il prelievo totale ad un notevole 2,03 per cento.
La misura contenuta nel decreto salva-Italia era in realtà retroattiva,
nel senso che si riferiva ai redditi del 2011 pur essendo stata decisa
alla fine dell’anno. Per capire però perché l’effetto sui contribuenti
si manifesta solo ora, occorre ricordare che per lavoratori dipendenti e
pensionati, a differenza di quanto avviene con l’Irpef statale, la
trattenuta è effettuata a saldo in undici rate mensili, sull’importo
dovuto per l’anno precedente. Dunque da gennaio a novembre di quest’anno
si versa l’addizionale regionale 2011. I lavoratori autonomi invece
verseranno l’addizionale a giugno con la dichiarazione dei redditi.
L’effetto diviso per undici è naturalmente contenuto, anche se non del
tutto invisibile. Confrontando anno con anno si nota meglio l’importo
del sacrificio richiesto, maggiore laddove all’incremento nazionale si
somma quello locale (è il caso della Puglia, che in precedenza aveva
ridotto al minimo l’addizionale e poi era stata costretta a tornare sui
propri passi).
Per un lavoratore o un pensionato con un imponibile annuo Irpef pari a
20 mila euro l’incremento dello 0,33 per cento vale da solo 66 euro
l’anno; per uno che invece arriva a 50 mila, la maggiorazione annuale
sarà di 165. Non proprio un’inezia. Il governo è infatti intervenuto
sull’aliquota base dell’addizionale, quella che è comunque dovuta
indipendentemente dalle decisioni delle Regioni (che non hanno il potere
di azzerarla, anche se lo volessero): prima era fissata allo 0,9 ora
sale all’1,33 per cento. Partendo da questa base i governatori possono
poi applicare ulteriori aumenti, anche differenziati per scaglioni, fino
a un massimo che nel 2010 era dell’1,4 e ora sale all’1,73 (la soglia è
destinata a crescere ulteriormente con il processo del federalismo
fiscale). Questo +0,5 per cento scatta automaticamente per Regioni in
disavanzo sanitario, tra le quali il Lazio; quelle poi che oltre ad
essere in deficit non fanno adeguati passi verso il rientro si vedono
applicare un ulteriore +0,3. Ecco quindi che in tre Regioni, Calabria,
Campania e Molise, l’aliquota sale dall’1,23 per cento di base al 2,03,
per tutti i cittadini indipendentemente dal livello di reddito.
La differenza con le Regioni virtuose, che non hanno deficit sanitario e
in più hanno scelto di non toccare comunque l’aliquota, è notevole. Sui
20 mila euro di reddito si pagano in Toscana, Veneto, Trentino-Alto
Adige, Friuli, Sardegna, Val d’Aosta e Basilicata 246 euro per il 2011,
contro le 406 di Calabria, Campania e Molise; sui 50 mila il confronto è
tra un versamento complessivo di 615 euro ed uno che arriva a 1.015,
ben 400 in più.