Ispezione finanza pubblica: «La Regione? Indebitata per finanziare le mostre»
Spese effettuate in violazione della
Costituzione; bond sottoscritti, le cui somme sono state utilizzate per
concedere contributi: da quelli per i film, agli altri per mostre e fiere;
artifizi per forzare il Patto di stabilità; società partecipate che perdono
denaro da tutte le parti; la sanità… beh, non ne parliamo. La relazione
ispettiva che il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio ha inviato al
ministro Giulio Tremonti, a leggerla, ubriaca. Sette pagine fittissime di
cifre, prescrizioni, considerazioni, profili. «Una preventiva informativa»
l’hanno chiamata i segugi di Canzio, alla quale seguirà una relazione più
approfondita (un «referto finale», scrivono); come a dire che quell’informativa
è soltanto un antipastino. Ma già succulento. Conviene andare con ordine.
Il 16 giugno scorso Canzio scrive a Tremonti dicendogli che ha disposto «una
verifica presso la
Regione Campania da parte dei servizi ispettivi della
Ragioneria, volti a rilevare eventuali scostamenti dagli obiettivi di finanza
pubblica». Il guardiano dei conti della Repubblica— detto per inciso, è
salernitano — vuol vedere se le regole utili a mantenere la finanza in binario
siano state rispettate dalla Regione. L’analisi si ferma al 2009, epoca
Bassolino. Gli ispettori l’estate scorsa l’hanno passata a Palazzo Santa Lucia
(«dal 24 giugno al 25 agosto 2010», si legge), nuotando nel mare magnum di
carte e documenti («informazioni» che loro stessi definiscono in alcuni casi
«carenti per qualità, completezza e omogeneizzazione»). «La situazione
finanziaria della Regione Campania— si verga nell’incipit— risulta, ad opinione
di chi scrive, in una fase di estrema difficoltà, che trova il suo principale
indicatore nella progressiva diminuzione delle disponibilità liquide di
tesoreria». Così si scopre che al dicembre 2009 Palazzo Santa Lucia aveva una
«disponibilità di cassa» (soldi da spendere nel borsellino) pari a 240 milioni
e 100 mila euro; sei mesi dopo, erano 50 milioni 581 mila euro. «Al 31 luglio
2010 — si legge nell’informativa — e 31 agosto 2010 (dato comunicato dalla
Regione successivamente alla conclusione della verifica) la disponibilità di
cassa, detratte le somme riguardanti i pignoramenti e i mandati ancora da
eseguire, è risultata pari, rispettivamente a 80 milioni 464 mila euro e 357
milioni 298 mila euro». Somme che scendono e salgano ma che fanno dire agli
ispettori che «la progressiva caduta delle disponibilità liquide rappresenta il
problema più preoccupante nel breve periodo, poiché oltre ad essere il sintomo
più tangibile delle difficoltà di bilancio, rappresenta verosimilmente il
versante sul quale si potrebbe manifestare una vera e propria situazione di
impossibilità a far fronte ai propri (della Regione, ndr) impegni nei confronti
dei fornitori e dei finanziatori». Insomma, alla fine della fiera
l’indebitamento è passato dal 2004 al 2008, dai 2 miliardi 814 milioni ai 5
miliardi 342 milioni.
La verifica arriva anche sui conti
sanitari. Per il deficit la
Regione ha sottoscritto nel 2007 — ricordiamolo — un piano di
rientro con i ministeri di Economia e Sanità. «Dagli accertamenti effettuati
dagli ispettori— scrive Canzio— nel corso della verifica è stato possibile
rilevare dal conto consolidato di Asl e aziende ospedaliere, le perdite
prodotte nel quadrienno 2006-2009 del settore sanitario della Campania: 2006,
-810 milioni 490 mila euro; 2007, -917 milioni 146 mila; 2008, -889 milioni 935
mila; 2009, -853 milioni 196 mila euro. Per il momento va segnalato come,
nonostante le azioni correttive previste dal piano di rientro, il settore della
sanità versi tutt’ora in una situazione di difficoltà, legata ai ritardi
nell’attuazione, da parte della Regione, delle prescrizioni dello stesso piano
di rientro. (…) Si può sin da ora sostenere che le dimensioni del bilancio
sanitario sono d’importo tale da influenzare in maniera rilevante le finanze
regionali».
LE SOCIETA’ MISTE REGIONALI. DA PARTECIPATE A SOCIETA’ PARTECIPATE – «Nell’anno
2008— si legge— le società partecipate esaminate hanno prodotto una perdita di
circa 52 milioni». Per gradire, le ‘‘miste’’ del comparto del trasporto
pubblico locale risultano dipendenti dai contributi della Regione per il 71,7%,
le altre hanno una dipendenza del 92,9%. Agli ispettori è venuto in mente anche
di verificare in che modo la Regione
abbia utilizzato le risorse provenienti dalla sottoscrizione di bond (che non è
il cinematografico James, ma obbligazioni finanziarie) per il periodo
successivo al 2005. Se ne scoprono delle belle, come ha anche sottolineato ieri
Sergio Rizzo al Corriere della Sera. «L’analisi a campione — si legge
nell’informativa — ha evidenziato, inoltre, come le somme spese a seguito
dell’emissione di bond effettuata nell’anno 2006 siano state in parte
utilizzate per concedere contributi in conto interessi in favore di soggetti
privati, per pagare le retribuzioni degli operatori forestali, per pagare il
servizio antincendio boschivo, per finanziare iniziative turistiche, quali
fiere e mostre, contributi a case di produzione cinematografiche oltre che per
finanziare opere di manutenzione ordinaria». Anche i mutui contratti con Depfa
Bank (2007) e Bei (2008) sono stati utilizzati non per finanziare spese di
investimento, ma ancora produzioni cinematografiche, servizi vari, contributi
generici a privati e perdite pregresse delle partecipate stesse. «Una
violazione— dice la
Ragioneria dello Stato dell’articolo 119 della Costituzione»,
secondo la quale le amministrazioni ‘‘possono ricorrere all’indebitamento solo
per finanziare spese di investimento’’. Da ultimo, Canzio si sofferma sulla
violazione deliberata del Patto di stabilità. «L’Ente— afferma— programma una
quantità di spesa sottoposta al Patto maggiore, per competenza e ancor più per
cassa, rispetto agli effettivi vincoli imposti dal Patto stesso. Da ciò deriva
che la capacità di spesa autorizzata nell’esercizio finanziario è molto
superiore ai vincoli del Patto stesso».