Istat, impennata per gli alimenti
Il tasso d’inflazione annuo a maggio é rimasto stabile al 2,6%, lo stesso livello già registrato ad aprile, che si conferma il più alto dal novembre del 2008. Lo rileva l’Istat nelle stime provvisorie, che indicano un aumento dei prezzi al consumo su base mensile dello 0,1%. L’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, si stabilizza all’1,8%. Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo sale al 2,1% dal 2,0% di aprile 2011. La stabilizzazione dell’inflazione, a maggio, risente della flessione congiunturale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti e dei beni non durevoli, sopratutto prodotti farmaceutici, i cui effetti sull’indice generale risultano, tuttavia, controbilanciati dall’aumento mensile dei prezzi dei beni alimentari. A maggio infatti i prezzi di questi ultimi (incluse le bevande alcoliche) aumentano rispetto ad aprile dello 0,7%, evidenziando una forte accelerazione del tasso annuo, che sale al 2,9% (dal 2,2% del mese precedente). Si tratta del livello più alto dal maggio del 2009, ovvero da due anni. Nello specifico l’Istat rileva l’aumento dei prezzi di formaggi e latticini, a più 4,9% rispetto a maggio 2010; un rincaro sostenuto c’è appunto per il prezzo del caffè, cresciuto su base annua del 9,7% (dal +7,5% di aprile) e per il prezzo dello zucchero, in aumento dell’8% rispetto a maggio 2010. L’aumento congiunturale dei prezzi degli alimentari non lavorati è principalmente dovuto al rialzo dei prezzi della frutta fresca che registrano un tasso di crescita tendenziale pari al 12,8%. In aumento risultano anche i prezzi del pesce fresco di mare di pescata, di quello di mare di allevamento e del pesce fresco di acqua dolce, che crescono su base annua, rispettivamente, del 4,2%, del 6,7% e del 6,6%.
“Sono dati allarmanti – commenta l’avvocato Angelo Pisani, presidente di NoiConsumatori – che non fanno altro che riflettere la difficile situazione in cui si trovano i consumatori italiani constretti per l’eccessivo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità ma modificare le loro abitudini di acquisto e di consumo. Le continue stangate alimentari, infatti, hanno prodotto negli ultimi mesi una sostanziale riduzione del potere d’acquisto che associata ai numerosi salassi che si sono registrati fino ad aprile scorso in quasi tutti i settori commerciali hanno determinato anche un preoccupante ridimensionamento del potere di risparmio nella maggior parte dei cittadini che proprio a causa degli incontrollati aumenti del costo della vita dovranno rinunciare alla classica vacanza estiva. A nostro avviso quest’anno una gran fetta degli italiani opterà per il ‘mordi e fuggi. Non c’è dubbio: la situazione attuale costituisce un vera e propria depressione economica per la maggioranza delle famiglie del nostro Paese”.