Istat, in Italia aumenta la pressione fiscale: 5° posto in Europa. Quali conseguenze? NoiConsumatori risponde
L’Italia scala la classifica europea per la pressione fiscale e passa dal settimo al quinto posto (43,2%) – insieme alla Francia – preceduta da Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%) e Austria (43,8%). La spesa pubblica nel 2009 ha sfiorato gli 800 miliardi di euro e ha superato, in valori percentuali, oltre la metà del prodotto interno lordo. E’ quanto ha reso noto oggi l’Istat che ha spiegato che l’aumento della pressione fiscale, “è l’effetto di una riduzione del PIL superiore a quella complessiva del gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario”.
Rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, la spesa complessiva dell’Italia in base al Prodotto Interno Lordo, è stata più alta di 1,3 punti percentuali rispetto alla media dei sedici Paesi dell’area dell’euro e di 1,2 punti percentuali rispetto alla media complessiva dei paesi dell’Ue. Nell’ambito delle spese correnti, i redditi da lavoro dipendente (che incidono per circa un quinto sul totale delle uscite) sono saliti, in Italia, dell’1%, mentre le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5%. Le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria in convenzione, sono aumentate del 4% contro una variazione del 2,2% rilevata nel 2008.
Ma cosa comporterà l’aumento della pressione fiscale?
L’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori risponde.
“Con l’aumento della pressione fiscale, che addirittura è avanzata di sue posizioni, i cittadini italiani si troveranno a dover fare i conti col pagamento di più tasse, nonostante il Governo abbiamo comunicato in passato l’intenzione di provvedere immediatamente all’abbassamento di queste. Ma i fatti attuali confermano praticamente l’opposto – afferma Pisani –. Con una tassazione elevata a farne le spese sono sempre le famiglie del nostro Paese perché l’indebitamento aumenta. Inoltre con meno soldi in tasca è chiaro che si comprerà di meno e, quindi, i consumi diminuiranno. Tutto ciò non farà altro che rallentare ulteriormente la ripresa economica già bloccata dalla crisi degli ultimi anni. Le fabbriche continueranno chiudere o a ricorrere all’aiuto dello Stato e il debito pubblico, ormai fuori controllo, aumenterà sempre più. I dati rilevati dall’Istat prefigurano un quadro drammatico. E’ necessario un intervento repentino del Governo per risollevare le sorti dell’economia italiana” – conclude Pisani.