Istat, la fiducia dei consumatori precipita a 103,7
Ad aprile 2011 l’indice del clima di fiducia dei consumatori scende a 103,7 da 105,1 di marzo. A comunicarlo è l’Istat che afferma che: “Il peggioramento è dovuto soprattutto ad una caduta dell’indicatore relativo alle prospettive future (da 93,7 a 90,1); migliora lievemente, per contro, l’indice sulla situazione corrente (da 113,9 a 114,4). Peggiorano anche il clima economico (da 75,5 a 72,8) e quello personale (da 119,7 a 118,8)”. Si deteriorano, in particolare, le previsioni sulla situazione economica del paese e sulle possibilità future di risparmio. Peggiorano anche le opinioni sulla situazione economica della famiglia e sul bilancio familiare. Quanto alla situazione economica corrente del Paese, le valutazioni dei consumatori si deteriorano leggermente (il saldo passa dal -103 al -104 di aprile), ma scendono in misura più marcata quelle relative all’evoluzione nei prossimi 12 mesi (il saldo cala da -48 a -57). Peggiorano lievemente anche le previsioni di incremento della disoccupazione, con un saldo delle risposte che aumenta a +86 da +85 di marzo. Anche rispetto alla situazione economica della propria famiglia, ad aprile i consumatori esprimono valutazioni meno favorevoli. Per quanto riguarda il risparmio, peggiorano sia i giudizi sulla opportunità sia le previsioni sulle possibilità di risparmiare nei 12 mesi successivi.
“Il problema di base cha ha causato questa nuova sfiducia da parte dei consumatori è l’immobilismo del Governo che non interviene per una soluzione dei problemi che attanagliano le famiglie italiane – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. La situazione in Italia è grave, i consumatori vedono ormai come un miraggio la possibilità di un miglioramento delle loro condizioni di vita, messe alle strette dai continui ed ingiustificati aumenti di alimenti, tasse, benzina, beni di prima necessità e da una disoccupazione estremamente diffusa. Oggigiorno le famiglie italiane sono costrette a vivere con l’acqua alla gola, rinunciando anche alla qualità di quello che comprano, e non possono nemmeno permettersi di indebitarsi a fronte di spese che sono diventate insostenibili!”